mercoledì 1 febbraio 2012

Sull' "abolizione" delle province


Che al Governo Monti non piaccia la democrazia è una cosa che stiamo imparando a conoscere, sia per le modalità con cui è giunto a nomina, sia per le azioni (spacciate per tecniche ma dal sapore tutto politico) che quotidianamente mette in campo e che pone la stessa alla mercé del potere/volere delle banche.
La politica messa in campo viene definita di austerity: un’austerità tutta per i soliti noti che non colpisce affatto i c.d. furbetti del quartierino. Per far “quadrare i conti” e raggiungere determinati riassestamenti previsti nella famosa missiva della Bce della scorsa estate, il Governo ha dovuto tagliare tutta una serie di enti che hanno rappresentato e rappresentavano ancora la “brutta Italia”: veri e propri sprechi di risorse pubbliche che spesso erano oggetto delle cosiddette lottizzazioni partitiche operate negli anni.
Il Governo ha, sull’onda di un movimento che individuava in quelle la fonte prioritaria di dispendio di risorse pubbliche, ben pensato di cominciare proprio dalle province. Ma non pensiamo sia stato dato un “buon taglio” alla questione.
L’abolizione, quella vera, avrebbe potuto, per parte nostra, far scattare un plauso all’iniziativa; ben presto abbiamo però dovuto apprendere che in buona sostanza ciò che subiva tagli era la “democrazia”.
Il nuovo assetto strutturato dai decreti susseguitisi, nella pratica, prevedono lo stralcio del momento di consultazione democratica e della rappresentanza, in favore di una indicazione per ogni città facente parte della provincia stessa di un rappresentante che dovrebbe riferirsi al prefetto, figura centrale della riforma messa in campo. Questa opzione non può essere affatto condivisa perché rappresenta il frutto di una scelta demagogica sui tagli dei costi alla politica.
Così facendo, non si tagliano i “veri” sprechi: ciò che viene meno è la partecipazione e la democrazia, e si trasformano le province in veri e propri enti di nominati con al vertice un podestà prefettizio.
Questo uno dei tanti aspetti che ci fanno apprendere ancora una volta come il Governo Monti si dimostri bravo a praticare solo mere e semplici operazioni di facciata che non comportano alcun vantaggio palpabile e reale per i cittadini e le cittadine.
È stata persa l’occasione per ridefinire le competenze dei vari enti locali e procedere a un vero e proprio taglio di quelli inutili, che non significa solo eliminare i consigli e le giunte, ma tutta una serie di spese che girano attorno a questi (consulenze esterne, ecc…).
Inoltre, è davvero paradossale che il Parlamento continui a discutere dell’istituzione di nuove provincie. Se si vuole parlare davvero di tagli ai costi della politica, è necessario che il Governo vari norme e detti tempi certi per la costituzione nelle aree metropolitane della Città Metropolitana, la contemporanea cancellazione della Provincia, la revisione dei poteri dei comuni e relative municipalità.
f.to I coordinatori di Sinistra Ecologia Libertà - Andria

                                                                                           Michele Lorusso

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