Che al Governo Monti non piaccia la democrazia è una cosa che
stiamo imparando a conoscere, sia per le modalità con cui è giunto a nomina,
sia per le azioni (spacciate per tecniche ma dal sapore tutto politico) che
quotidianamente mette in campo e che pone la stessa alla mercé del potere/volere
delle banche.
La politica messa in campo
viene definita di austerity: un’austerità tutta per i soliti noti che non colpisce
affatto i c.d. furbetti del quartierino. Per far “quadrare i conti” e
raggiungere determinati riassestamenti previsti nella famosa missiva della Bce
della scorsa estate, il Governo ha dovuto tagliare tutta una serie di enti che
hanno rappresentato e rappresentavano ancora la “brutta Italia”: veri e propri
sprechi di risorse pubbliche che spesso erano oggetto delle cosiddette lottizzazioni
partitiche operate negli anni.
Il Governo ha, sull’onda
di un movimento che individuava in quelle la fonte prioritaria di dispendio di
risorse pubbliche, ben pensato di cominciare proprio dalle province. Ma non
pensiamo sia stato dato un “buon taglio” alla questione.
L’abolizione, quella vera,
avrebbe potuto, per parte nostra, far scattare un plauso all’iniziativa; ben
presto abbiamo però dovuto apprendere che in buona sostanza ciò che subiva
tagli era la “democrazia”.
Il nuovo assetto strutturato
dai decreti susseguitisi, nella pratica, prevedono lo stralcio del momento di
consultazione democratica e della rappresentanza, in favore di una indicazione
per ogni città facente parte della provincia stessa di un rappresentante che
dovrebbe riferirsi al prefetto, figura centrale della riforma messa in campo.
Questa opzione non può essere affatto condivisa perché rappresenta il frutto di
una scelta demagogica sui tagli dei costi alla politica.
Così facendo, non si tagliano i “veri” sprechi: ciò che viene meno è la partecipazione e la democrazia, e si trasformano le province in veri e propri enti di nominati con al vertice un podestà prefettizio.
Così facendo, non si tagliano i “veri” sprechi: ciò che viene meno è la partecipazione e la democrazia, e si trasformano le province in veri e propri enti di nominati con al vertice un podestà prefettizio.
Questo uno dei tanti
aspetti che ci fanno apprendere ancora una volta come il Governo Monti si
dimostri bravo a praticare solo mere e semplici operazioni di facciata che non
comportano alcun vantaggio palpabile e reale per i cittadini e le cittadine.
È stata persa l’occasione
per ridefinire le competenze dei vari enti locali e procedere a un vero e
proprio taglio di quelli inutili, che non significa solo eliminare i consigli e
le giunte, ma tutta una serie di spese che girano attorno a questi (consulenze
esterne, ecc…).
Inoltre, è davvero
paradossale che il Parlamento continui a discutere dell’istituzione di nuove provincie.
Se si vuole parlare davvero di tagli ai costi della politica, è necessario che
il Governo vari norme e detti tempi certi per la costituzione nelle aree
metropolitane della Città Metropolitana, la contemporanea cancellazione della
Provincia, la revisione dei poteri dei comuni e relative municipalità.
f.to
I coordinatori di Sinistra Ecologia Libertà -
Andria
Michele Lorusso
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