Mentre centinaia di persone si apprestavano a festeggiare il Natale e a comprare gli ultimi regali, a Torino, ai lavoratori è stato regalato un bel PACCO, che quando sarà scartato, non porterà di certo gioia e felicità ma sacrifici e negazione di diritti.
Il 23 Dicembre, in quel di Mirafiori, un altro duro colpo, dopo Pomigliano, è stato inferto ai diritti dei lavoratori riconosciuti dalla Costituzione e dalla legge n.300 del 1970 (lo Statuto dei lavoratori).
Infatti, Fim, Uilm, Ugl e Fismic hanno firmato un accordo separato con l’ormai famoso “taglia diritti“ Marchionne. Un accordo che si potrebbe definire illiberale e antidemocratico, perché non si è tenuto conto del fatto che la Fiom, il sindacato dei metalmeccanici più rappresentativo e che sta vincendo in quasi tutte le fabbriche metal meccaniche in cui si rinnovano le RSU, non ha firmato tale accordo. L’importante è avere il supporto della maggioranza dei sindacati aziendali, anche se sono presenti solo in un’azienda. Per non parlare poi del ridicolo referendum aziendale, che si terrà a Gennaio, con il quale si chiede ai lavoratori di votare a favore dell’accordo, cioè di rinunciare ai propri diritti (voglio ricordare che qualsiasi diritto è materia INDISPONIBILE), pena la perdita del posto di lavoro. Un vero e proprio ricatto.
Non si vuole criticare solo il modo di sottoscrizione e di “approvazione” di tale accordo, quel che più spaventa è il contenuto, un taglio di diritti mai visto prima. Un vero e proprio ritorno al passato.
Cominciamo dal diritto sindacale. Tra le righe dell’accordo si evince che solo il sindacato che sottoscriverà tale accordo, potrà costituire delle Rsa aziendali, negando questo diritto ai sindacati non sottoscrittori. In poche parole vuol dire che, la RSU non sarà più scelta dai lavoratori attraverso l’elezione, ma sarà nominata direttamente dai sindacati firmatari, cioè riconosciuti dall’azienda. Un po’ come accadeva nel periodo fascista, col corporativismo, in cui era lo Stato che riconosceva la legittimità dei sindacati. Uno strappo costituzionale gravissimo perché si limita la libera scelta di associazione sindacale, così come statuito dall’art. 39 della Costituzione. Inoltre è previsto anche, che se un lavoratore o una lavoratrice sciopereranno, per dimostrare il proprio disappunto su quest’accordo, saranno licenziati, infischiandosene totalmente del diritto di sciopero riconosciuto dalla nostra Carta Costituzionale.
E’ prevista anche la riduzione delle pause, l’incremento degli straordinari, il non pagamento di alcuni giorni di malattia per chi si ammali subito prima o subito dopo un giorno di riposo o di ferie, ecc.La lista è lunga.
Non è tutto.
Adesso veniamo agli “investimenti” che sono previsti da quest’accordo. Ovvero, è previsto che a Mirafiori saranno costruiti Suv, cioè dei mezzi di trasporto poco ecosostenibili, che sono poco venduti in Italia e che sicuramente saranno venduti negli Usa trasformando Mirafiori in una grande piattaforma di distribuzione per la Chrysler. Ebbene, poiché nei periodi in crisi sarebbe più corretto investire in innovazione, ricerca, ecc, e siccome l’idea di mobilità sta cambiando, perché, per esempio, il buon Marchionne, invece di produrre Suv, non realizza mezzi per la mobilità sostenibile? Perché la FIAT deve guardare sempre al passato e non al futuro? Perché non intraprendere la strada dell’innovazione? È vero, investire sul nuovo è rischioso, ma è molto più remunerativo di investire sul vecchio.
Quello che in tutta questa vicenda preoccupa, è l’azione di killer aggio che è stata attuata nei confronti della CONTRATTAZIONE COLLETTIVA NAZIONALE. Con l’accordo di Pomigliano prima, quello di Mirafiori poi, e l’uscita da Confindustria, Marchionne farà da apripista ad altre aziende italiane, nell’instaurazione di un modello di contrattazione aziendalista e neocorporativo, alternativo alla contrattazione nazionale.
Insomma, ancora una volta, i lavoratori e le lavoratrici nonostante l’opera di macelleria sociale di Tremonti, nonostante siano gli unici che stanno pagando effettivamente la crisi, vedranno, sotto ricatto, peggiorare le proprie condizioni di lavoro, senza poter dire una parola.
Per questo motivo mi sento di sostenere la battaglia che la Fiom e la Cgil stanno conducendo, accanto ai lavoratori e alle lavoratrice, e mi sento di dire: “chi non è con la Fiom,è contro i lavoratori e le lavoratrici”.
Michele Lorusso
F.to Michele Lorusso
Direttivo SEL – Andria (Bt)