giovedì 29 aprile 2010

Mercato settimanale (1)


A volte le promesse fatte durante la campagna elettorale è meglio che restino tali e non trovino un seguito nella realtà. Una di queste riguarda l’annosa questione del mercato settimanale. Infatti l’attuale Amministrazione sembra voler mantenere quella becera promessa  di (ri)spostare il mercato nella sede precedente all’ultimo spostamento.

L’attuale Sindaco, appena insediatosi a Palazzo di Città affermava “non tradirò mai i miei cittadini”, "promessa" che in questa prima occasione non è stata mantenuta, a meno che per cittadini non si intendesse solo i residenti della zona 167 comparto Nord e i venditori ambulanti, ai quali era stato “promesso” che il mercato sarebbe ritornato negli stalli precedenti.

Infatti, dopo qualche incontro con le associazioni di categoria (che non rappresentano tutti i venditori ambulanti), l’attuale Amministrazione ha deciso di (ri)allocare il mercato settimanale in Via B. Buozzi e in Via Grandi, senza né ascoltare e interpellare i residenti (anch’essi cittadini andriesi) nella zona interessata dallo spostamento, né il parere di tutto il resto della cittadinanza che ,nonostante le prime proteste strumentalizzate da alcuni comitati i cui responsabili sono stati candidati (e qualcuno eletto) a sostegno dell’attuale Sindaco,continua ad affollare il mercato del Lunedì.

Un vero e proprio colpo di spugna a quel percorso,se pur tortuoso, che era stato portato a termine dalla precedente Amministrazione e che si è concluso con la conciliazione degli interessi dei venditori ambulanti e dei residenti interessati dallo spostamento. Ritengo che la soluzione data dall’attuale Amministrazione è insostenibile, sia perché (come contrariamente affermato) non verrebbero ad essere garantite le necessità di mobilità dei residenti e di agibilità delle attività commerciali, sia perché una decisione che riguarda tutta la Città, deve essere presa con la partecipazione di tutti gli andriesi e non di solo pochi venditori ambulanti che pensano di tenere sotto ostaggio e a loro piena e completa disposizione la Città.

Pertanto l’auspicio è che il Sindaco prima di procedere allo spostamento del mercato settimanale ascolti non solo “i cittadini che non avrebbe voluto tradire”, ma si faccia garante degli interessi di tutti i cittadini, anche di quelli residenti in Via Buozzi e in Via Grandi meritevoli e degni (come i venditori ambulanti) di essere ascoltati.







Michele Lorusso

Sinistra Ecologia e Libertà

sabato 24 aprile 2010

25 Aprile


Adesso più che mai è indispensabile ricordare le fondamenta del nostro ordinamento e la resistenza, come battaglia significativa di conquista della costituzione e della democrazia, in netta controtendenza nei confronti di chi vorrebbe che la storia d’Italia non giungesse per intero nelle scuole italiane, lasciando cadere la storia dei nostri partigiani , dei padri, dei nonni o dei bisnonni, nel nulla

Il 25 aprile si conferma come sempre una giornata di straordinaria importanza, perché rappresenta la giornata della liberazione dell’Italia dal regime nazifascista.

Si calcola che i caduti per la Resistenza italiana (in combattimento o uccisi a seguito della cattura) siano stati complessivamente circa 44.700; altri 21.200 rimasero mutilati ed invalidi; tra partigiani e soldati regolari italiani caddero combattendo almeno in 40.000Le donne partigiane combattenti furono 35 mila, mentre 70 mila fecero parte dei Gruppi di difesa della donna; 4.653 di loro furono arrestate e torturate. 2.750 furono deportate in Germania, 2.812 fucilate o impiccate; 1.070 caddero in combattimento; 15 vennero decorate con la medaglia d'oro al valor militare.

Dei circa 40.000 civili deportati, per la maggior parte per motivi politici o razziali, ne torneranno solo 4.000. Gli ebrei deportati nei lager furono più di 10.000; dei 2.000 deportati dal ghetto di Roma il 16 ottobre 1943 tornarono vivi solo in quindici.

Tra i soldati italiani che dopo l'Armistizio di Cassibile dell'8 settembre decisero di combattere contro i nazifascisti sul territorio nazionale continuando a portare la divisa morirono in 45.000 (esercito 34.000, marina 9.000 e aviazione 2.000), ma molti dopo l'armistizio parteciparono alla nascita delle prime formazioni partigiane (che spesso erano comandate da ex ufficiali).

Furono invece 40.000 i soldati che morirono nei lager nazisti, su un totale di circa 650.000 che fu deportato in Germania e Polonia dopo l'8 settembre e che, per la maggior parte (il 90% dei soldati e il 70% di ufficiali), rifiutarono le periodiche richieste di entrare nei reparti della RSI in cambio della liberazione.

Ricordare questa giornata, significa dimostrare gratitudine a quanti col sacrificio personale tennero in vita la speranza di un'Italia, poi realizzatasi nell'impianto democratico sostenuto dalla Carta Costituzionale, e a quanti con le loro battaglie civili, anche dopo la liberazione, hanno dato un apporto fondamentale nella costruzione e nella difesa di una società incardinata sui valori che ci sono stati tramandati dalla Resistenza.

La nostra identità è frutto della conoscenza della nostra storia. La memoria e la tradizione sono indispensabili per ogni società e occorre ritornare alla memoria per ristabilire la rete di rapporti che legano i figli ai padri, il presente al passato.

Dobbiamo rimanere fedeli al cuore pulsante della Resistenza, che rimane tale solo se si mantiene plurale e proiettata verso il futuro, verso la creazione del nuovo.

Se ciò che ricerchiamo ancor oggi è un di più di libertà, di democrazia, di giustizia, di solidarietà, di rispetto, di tolleranza e di pace è alle radici della Resistenza il luogo a cui dobbiamo sempre tornare, là dove tutti questi valori  furono guadagnati palmo a palmo, nel buio delle prigioni, nell'orrore delle esecuzioni, nell’annientamento dei lager, nella incontenibile felicità del 25 aprile 1945.







Michele Lorusso

Sinistra Ecologia e Libertà