martedì 23 novembre 2010

Mentre Andria diventava "Città"


Venerdì 19 Novembre Andria diventava Città e per questa ricorrenza, a parte l’addobbo a festa della Casa del Popolo, con annesse hostess (com’è classico fare di una certa parte politica), a consegnare il titolo di Città è sceso da quel di Roma il Ministro per gli Affari Pugliesi, Raffaele Fitto.

Proprio nello stesso giorno, circolava la notizia che il suddetto Ministro, nel praticare lo sport di impugnare leggi della Regione Puglia, ha impugnato dinnanzi alla  Consulta anche gli «adempimenti» con i quali l’amministrazione guidata da Nichi Vendola intendeva adeguarsi alle direttive richieste da Palazzo Chigi per la sottoscrizione del piano . La prima, predisposta dall’assessore al Bilancio Michele Pelillo, riguarda le coperture previste dal Bilancio autonomo per il triennio di vigenza del piano dei tagli; la seconda, invece, «congela» le internalizzazioni. Come dire, un Ministro Pugliese, che dice di amare tanto la sua regione e i pugliesi,sta facendo di tutto per far commissariare la Sanità pugliese, solo per screzi politici con l’attuale Giunta regionale.

A parte questa breve digressione, vogliamo raccontarvi quello che è accaduto nel pomeriggio del 19 Novembre. Alcuni di noi, dopo aver letto la notizia sopra accennata, e dopo essersi ricordati della venuta di Fitto ad Andria, hanno pensato di distribuire un volantino per informare i cittadini di quello che Fitto stesse regalando alla nostra regione.

Armati di tanta buona volontà e di un centinaio di volantini, e pensando di essere in una delle cosiddette “democrazie occidentali” in cui è possibile esprimere liberamente il proprio pensiero, abbiamo cominciato la nostra attività di proselitismo, sotto Palazzo di Città. Ebbene, dopo aver distribuito qualche volantino, siamo subito stati fermati dagli agenti della Ps, che dopo aver visionato il contenuto del volantino, ci hanno invitato, perché senza autorizzazione, ad andare a distribuire volantini su Via Bovio. Siccome non era nelle nostre intenzioni rovinare la cerimonia che doveva APPARIRE perfetta, ci siamo allontanati dubbiosi e con un interrogativo: come mai sotto Palazzo di Città è necessaria l’autorizzazione e invece in Via Bovio non è necessaria?

Non è tutto.

Dopo aver assistito alla “militarizzazione” (eccessiva per un rappresentante del “Popolo”, normale per chi ha paura del malcontento del “Popolo”) della zona sottostante Palazzo di Città, con transenne e un dispiegamento di forze dell’ordine inaudito, abbiamo chiesto ai due Vigili Urbani, che piantonavano la scala di accesso al municipio, di assistere alla cerimonia e ci è stato impedito perché “la sala è piena”, mentre altri salivano perché accompagnati da “rappresentanti” istituzionali e non. Sembrava più una festa per pochi invitati che non per la Cittadinanza, come diceva il manifesto.

Dopo aver atteso che qualcuno scendesse, siamo entrati nell’aula consiliare.

Mentre noi, rispettosi delle Istituzioni presenti in aula, ascoltavamo in silenzio le parole del Ministro, qualche anziano ha avuto da ridire ad alta voce e la colpa di ciò è stata attribuita a noi, dagli agenti della Ps che ormai ci controllavano a vista. Così ci hanno “invitati” a tacere e per intimorirci ci hanno piazzato due agenti dietro, che sono stati in nostra compagnia per quegli ultimi minuti che restavano della cerimonia, come se fossimo dei sovversivi.

Terminando, pensiamo che il comportamento delle forze dell’ordine, a cui va il nostro ringraziamento per l’attività che svolgono giornalmente, sia stato condizionato da quel clima di tensione,tipico del più becero berlusconismo, che l’Amministrazione comunale ha creato, per ingigantire l’evento.

Abbiamo sentito sulla nostra pelle il disagio di chi è limitato nella sua libertà di partecipazione civile.

Se questi sono i presupposti della nascita della Città, preferivamo restare un Comune.





F.to Michele Lorusso SEL Andria

venerdì 19 novembre 2010

San Valentino-IL SENSO PROFONDO DELLA DEMOCRAZIA


Abbiamo letto, con tristezza, la replica del capogruppo consiliare del PDL al Comitato di San Valentino, che aveva lanciato un appello per migliorare le condizioni di vita di quel quartiere.-

Abbiamo avuto conferma di come lor signori del PDL interpretino il senso profondo della democrazia, ossia è d’obbligo essere tutti allineati con il manovratore e, se c’è qualcosa che proprio non va, bisogna stare in silenzio, zitti, altrimenti si può incorrere nella sanzione di essere definiti “comunisti”.-

Lo notiamo, sia a livello nazionale che a livello locale, questo habitus mentale, che porta lor signori ad usare parole umilianti contro chiunque la pensi diversamente da loro.-

Ma altrettanto grave è che il capogruppo consiliare del PDL parli di cose che non conosce affatto.-

Non vi è iniziativa alcuna, in favore del Quartiere San Valentino, che sia ascrivibile a merito dell’attuale maggioranza di governo della città, che pur di promesse, in campagna elettorale, ne aveva fatte tante, raccogliendo voti a piene mani in quel quartiere.-

L’intero Piano di Recupero Urbano e gli stessi appalti dei lavori in corso sono ascrivibili all’impegno della passata Amministrazione di centro-sinistra.-

L’unico “regalo” che il centro-destra ha fatto a quella parte della città è stato, purtroppo, eliminare la Zona Franca Urbana, di cui Andria era beneficiaria grazie alla passata Amministrazione, che avrebbe potuto offrire a quel Quartiere concrete opportunità di sviluppo, insieme alla riqualificazione urbana che si sta operando con il Piano di Recupero sottoscritto con il Governatore Vendola nel 2006.-

Per la verità, siamo stanchi di indebite appropriazioni del centro-destra cittadino che, con capziose operazioni di immagini, si ascrive il merito del Piano di Recupero Urbano di San Valentino, contro cui ha votato in Consiglio Comunale, piuttosto che dell’ampliamento della Tangenziale o, per venire subito all’attualità, del conferimento del titolo di Città, procedimento anche questo promosso dalla passata Amministrazione.-

Si capaciti il Dott. FASANELLA, si può mistificare tutto, ma le carte parlano chiaramente e, ad oggi, non vi è iniziativa, azione, provvedimento che abbia migliorato la qualità di vita di questa Città che sia ascrivibile a merito dell’Amministrazione che lui sostiene.-

Lo sanno bene gli abitanti di San Valentino, che con l’avvento della nuova Amministrazione, dopo il “dono” ricevuto dal Governo centrale della cancellazione della Zona Franca Urbana, hanno da affrontare anche l’emergenza rifiuti, con cassonetti strapieni e sudici e condizioni igieniche allarmanti.-

Siamo sicuri che, dopo questa breve nota, il capogruppo del PDL taccerà anche Noi di essere “comunisti”.-

Non ce ne preoccupiamo affatto, ed anzi se questo è il prezzo che bisogna pagare per dire la verità in questo Paese, siamo molto contenti di esserlo.-



Michele Lorusso (SEL Andria)


lunedì 15 novembre 2010

Si al porta a porta


Ancora una volta assistiamo a dichiarazioni sulla problematica rifiuti, che a definir stravaganti è poco.

Il movimento Fare Ambiente sostiene che per incrementare le percentuali di Raccolta differenziata (Rd) è necessario aumentare il numero di isole ecologiche in Città, riconoscendo, a chi va a conferire nelle suddette isole, uno sgravio sulla Tarsu.

Ebbene, è stato affermato che incrementare il numero di isole ecologiche ha un costo minore rispetto alla raccolta rifiuti porta a porta. Non so a che tipologia di isola ecologica facesse riferimento la responsabile del movimento, ma se si tiene in considerazione un’isola ecologica come quella di Via Stazio, facendo semplici calcoli matematici, il costo dell’incremento delle isole ecologiche sarebbe pari ad una cifra con sei zeri, cioè più o meno lo stessa somma necessaria per realizzare il porta a porta nella Città di Andria. Perché si dovrebbe finanziare l’incremento di isole ecologiche, che in passato non hanno funzionato o hanno funzionato ben poco? Perché, invece, non si dovrebbe sostenere la raccolta dei rifiuti porta a porta che, nelle Città in cui è sta applicata ha fatto schizzare la Rd al 50%,nel giro di pochi mesi? Si sa, la politica è fatta di scelte, e noi preferiamo il porta a porta perché crea lavoro più delle isole ecologiche, perché è più efficace per raggiungere elevate percentuali di Rd e perché si eviterebbero inutili colate di cemento.

Per di più, nella nota diramata da Fare Ambiente, si legge: ” … Puntare dunque a riconoscere uno sgravio della tassa che tenga conto della capacità di differenziare dei cittadini e non solo dei metri quadrati della casa o del ripostiglio”. Un po’ di chiarezza su questa cosa sarebbe opportuna, perché non ha senso continuare a pagare la Tarsu con qualche sconto irrisorio, quando la normativa vigente prevede il passaggio da tassa a tariffa che agevolerebbe le famiglie “virtuose”. L'istituzione della tariffa è ascrivibile all'art. 49 del decreto Ronchi, il cui decreto attuativo è il DPR 158/99. Il Testo unico all'art. 238 ha abrogato la tariffa "Ronchi" e ne ha definito una nuova demandando la definizione dei criteri di calcolo ad un decreto attuativo non ancora emanato. Fino alla sua emanazione, ai sensi del comma 11 del citato articolo, si considerano vigenti le precedenti discipline regolamentari. Il comma 184 dell'art. 1 della l. finanziaria 296/2006, così come modificato dall'art. 5 del Dl. 208/2008 ha prorogato il regime di prelievo ante 2006, in materia di rifiuti, al 2009 in attesa dell'emanazione delle disposizione attuative del Tu.

In definitiva, allo stato attuale, è facoltà del comune/ato decidere se passare dal regime di tassa a quello di tariffa.

O tariffa o tassa, soluzioni intermedie non ce ne sono.

Inoltre, l’auspicio è che l’Amministrazione comunale non accolga la disponibilità del movimento a sostenere una campagna di sensibilizzazione intitolata “più differenzi e meno paghi recandoti alle isole ecologiche”, altrimenti sarebbe l’ulteriore dimostrazione che si sperpera denaro pubblico, per campagne di comunicazione che non sortiscono alcun effetto sulla società o i cui risultati rimangono segreti (vedi campagna sulla Villa Comunale).

Finendo, SEL ribadisce il proprio SI alla raccolta differenziata porta a porta, che deve essere prevista nel nuovo bando per l’aggiudicazione della gestione del servizio rifiuti cittadino (se può servire abbiamo già pronto il piano industriale per far ciò), e al passaggio da Tassa a Tariffa ,così come disposto dalla legislazione vigente, che premierebbe le famiglie più “virtuose” che si differenziano da chi non differenzia.



Michele Lorusso

SEL Andria

martedì 9 novembre 2010

Sul nucleare


L’8 Novembre ricorre l’anniversario di un avvenimento importante per l’Italia, che ha segnato una vero e proprio cambiamento rispetto al passato. Certamente non mi riferisco all’anniversario di una ricorrenza ideologica e di scarsa consistenza nel sentire popolare, quale la Caduta del muro di Berlino (imposta con una legge nazionale approvata in fretta e furia) che l’Amministrazione comunale festeggia con soldi della collettività, ma mi riferisco a un avvenimento avvenuto due anni prima dell’8 Novembre del 1989, l’8 Novembre del 1987, cioè il referendum che sanciva il definitivo abbandono del nucleare in Italia.

E’ notizia di questi giorni, che il Governo Berlusconi, fregandosene ancora una volta della volontà popolare espressa tramite il referendum, che portò all’abbandono del nucleare in Italia, abbia cominciato a porre i primi tasselli per permettere il ritorno del nucleare. Infatti, si è proceduto alla nomina del Presidente e dei quattro membri del collegio dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, che tra le altre cose, avrà il compito di individuare i siti che ospiteranno le nuove centrali.

Una riflessione su queste nomine sarebbe opportuna e andrebbe fatta all’interno del partito di riferimento del Presidente di quest’Agenzia, cioè il Sen. del Pd, Umberto Veronesi. 

Una presa di posizione del suddetto partito sarebbe necessaria per capire definitivamente se sia favorevole o meno al ritorno del nucleare in Italia.

SEL ha sempre sostenuto la propria contrarietà a questo tipo di produzione di energia per diversi motivi. Eccone alcuni:

1.         l’uranio non è una risorsa né rinnovabile né sostenibile, limitata nelle quantità e nel    tempo, che per di più ha visto i suoi costi aumentare in modo vertiginoso;

2.         non è affatto senza emissione di CO2 perché ne produce per l’estrazione del  combustibile, durante la costruzione della centrale e nella fase del suo smantellamento;

3.         nessuno dei problemi segnalati dalla tragedia di Cernobyl è stato risolto e quindi il nucleare civile continua ad avere problemi di sicurezza per le popolazioni non risolti anche durante il funzionamento ed un enorme impatto ambientale legato alla produzione di scorie radioattive che inevitabilmente si accumulano nell’ecosistema e graveranno sulle future generazioni per migliaia di anni;

4.         espone il mondo a rischi di proliferazione delle armi nucleari e al terrorismo, del resto questo è l’argomento che viene portato contro l’Iran poiché la tecnologia in uso è stata pensata per produrre plutonio e la generazione di energia elettrica ne è un sottoprodotto;

5.         non è in grado di risolvere né il problema energetico né quello del cambiamento climatico, infatti le risorse di uranio, già oggi scarse, non sarebbero sufficienti di fronte ad un aumento ulteriore della domanda ed è quindi inutile sperare di aumentare la capacità installata in maniera tale da coprire una quota significativa della nuova domanda di energia, né di sostituire la quota fossile;

6.         ha dei costi economici e finanziari diretti ed indiretti troppo elevati che in realtà  gravano sulla società e sulle finanze pubbliche e inoltre è una tecnologia che usa e spreca enormi quantità d’acqua;

7.         comporta un modello di generazione di energia centralizzato, basato su centrali di elevata potenza, che non garantiscono sicurezza e tanto meno assicurano il diritto all’energia diffusa nel territorio. Infatti, il nucleare è un modello che richiede sistemi di gestione autoritari, centralizzati e antidemocratici.

Ormai è matura una scelta energetica a favore del risparmio energetico  e  delle energie rinnovabili che un programma  di incentivi pubblici e l’utilizzo della leva fiscale possono e devono promuovere.

Uscire dal petrolio e dalle energie fossili e non rinnovabili senza il nucleare si può, grazie ad un’alternativa energetica, basata sulle fonti rinnovabili e il risparmio, anziché su un ingiustificato aumento dei consumi e sull’uso delle fonti fossili e di quella nucleare, come propone il Governo. Non aspetteremo che siano individuati i siti nucleari per opporci a questa scelta e non lasceremo sole le località che rischiano di subire una decisione antidemocratica, calata dall’alto e per di più militarizzata nell’attuazione.

Il paese può e deve essere più efficiente e non sprecare energia.

La politica energetica che noi indichiamo riduce la nostra dipendenza energetica, sviluppa la ricerca e l’innovazione nelle attività produttive, fornisce i servizi energetici usando fonti rinnovabili che non alterano il clima e che sono diffuse sul territorio e quindi facilmente controllabili dalle popolazioni, oltre a promuovere un diverso sviluppo, creando nuova occupazione di qualità.

Questa è l’alternativa che proponiamo.

Sono queste le ragioni per cui decidiamo di sostenere la legge d’iniziativa popolare per lo sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. 

Nelle prossime settimane scenderemo in piazza per illustrare la legge ai cittadini e per raccogliere le firme necessarie per presentare in Parlamento la suddetta legge d’iniziativa popolare.



Michele Lorusso

SEL Andria

mercoledì 3 novembre 2010

Osservazioni cementeria Andria-Trani


Dopo un attento studio degli incartamenti del progetto riguardante la cementeria, che sarà realizzata sulla strada provinciale Andria – Trani, s’infittiscono le preoccupazioni riguardanti il pericoloso impatto ambientale e la correlata incidenza di patologie letali.

L’impianto proposto dalla General Cement Puglia (riconducibile al gruppo Matarrese) dovrà produrre 499 tonnellate al giorno di clinker, però al tempo stesso, in qualche pagina successiva, la stessa ditta proponente sostiene, che usciranno dall’azienda 225,000 t/anno (616 t/giorno) di cemento, anche se l’impianto ha una potenzialità produttiva di 600,000 t/anno, pari a 1,664 t/giorno. Qualcosa non quadra. Come mai questa discordanza? Sarà frutto di un errore, sarà frutto di qualche arcano mistero, o è frutto di un’opera di qualche raffinato mago che con qualche arcano sotterfugio cerca di aggirare la normativa in vigore?

Siccome a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, penso che questa discordanza sia opera di una raffinata scaltrezza che il gruppo Matarrese, ha già dimostrato in altre occasioni, e che non ha mancato di mostrare anche in questa situazione.

Vediamo perché.

La normativa in vigore (d.lgs. del 18 febbraio 2005, numero 59, allegato I, punto 3.1) stabilisce che tutti gli impianti (clinker-cemento) che producono quantitativi maggiori di 500 t/giorno devono essere obbligatoriamente sottoposti a procedura IPPC-A.I.A. (autorizzazione integrata ambientale). Si tratta di una procedura rigorosa che, per tutti gli impianti industriali ed energetici (inceneritori, cementifici, raffinerie, ecc.), garantisce la migliore sicurezza tecnologica praticabile per ridurre al minimo possibile i danni ecologici ed epidemiologici connessi alle emissioni. Dichiarando una produzione, ipotetica (lo ammette la stessa ditta) di 499 t/giorno, la General Cement Puglia intende evitare la gravosa procedura IPPC-AIA che produrrebbe investimenti maggiori nelle tecnologie adottate per mitigare il danno ambientale ed epidemiologico. Ecco spiegato il misterioso arcano del numero magico “499 t/giorno”.
La normativa in materia è chiara e non può essere aggirata con una dichiarazione d’intenti, se appare evidente che l’impianto è dimensionato per quantitativi ben maggiori di 500 t/giorno.

Già in precedenza avevo manifestato le mie preoccupazioni e come al solito, sono stato rimproverato da qualche movimento ambientalista,o pseudo tale, che preferisce inceneritori e cementerie purché rispettino i parametri di legge, senza considerare le ricadute sulla salute,sull’ambiente e sull’economia del territorio circostante.
Ritengo che la General Cement Puglia, abbia già ricevuto molti sconti e favori ancor prima di ottenere l’autorizzazione per la realizzazione dell’impianto: la variante urbanistica da zona agricola a zona industriale è un macroscopico regalo dell’amministrazione comunale di Trani, che si somma all’avallo del
gentlemen’s agreement con il quale è stato assicurato che nell’impianto non saranno bruciati rifiuti. Una vera e propria favola,perché giuridicamente quell’accordo tra gentiluomini, è carta straccia, tenuto conto della legislazione comunitaria e nazionale che favoriscono il co-incenerimento nei cementifici. 

Inoltre sempre dagli incartamenti si evince che dalle ciminiere dell’impianto saranno emesse ad una altezza di 50 metri dal suolo 51,52 t/anno di polveri di svariata natura chimica, e 343,44 t/anno di ossidi di zolfo e di ossidi di azoto; che saranno bruciate 19.598 t/anno di carbone raggiungendo nella camera di combustione temperature di 1400 gradi. Il tutto ad appena 6 chilometri di distanza dal gigantesco cementificio di Barletta, dove si producono 1.100.000 t/anno di cemento e dove già vengono bruciate 27.000 t/anno di rifiuti plastici, e che l’Assessore provinciale Cefola, sembra voler concedere l’incremento richiesto, a patto che si bruci Cdr di qualità (chi ci assicura che è realmente di qualità?).

A fronte di questo scempio, che andrà a martoriare ulteriormente la nostra cara amata Terra, i cittadini non battono ciglio e preferiscono interessarsi delle frequentazioni di minorenni del Premier. E questo è grave, perché gli effetti sulla salute, sull’ambiente, sull’economia che questi ecomostri generano, non hanno né colore politico, né si fermano solo nella Città in cui sono realizzati.

Quindi cari concittadini, è arrivato il momento SVEGLIARSI e di OPPORSI a questi Signori che alla nostra salute antepongono i loro interessi economici, perché i cementifici sono tra le sorgenti di contaminanti a più elevata incidenza cancerogena e soprattutto perché la nostra salute e il nostro ambiente non sono in vendita.



                                                                                                           f.to Michele Lorusso

                                                                                                            Sinistra Ecologia Libertà Andria