mercoledì 29 dicembre 2010

Sull'accordo di Mirafiori


Mentre centinaia di persone si apprestavano a festeggiare il Natale e a comprare gli ultimi regali, a Torino, ai lavoratori è stato regalato un bel PACCO, che quando sarà scartato, non porterà di certo gioia e felicità ma sacrifici e negazione di diritti.

Il 23 Dicembre, in quel di Mirafiori, un altro duro colpo, dopo Pomigliano, è stato inferto ai diritti dei lavoratori riconosciuti dalla Costituzione e dalla legge n.300 del 1970 (lo Statuto dei lavoratori).

Infatti, Fim, Uilm, Ugl e Fismic hanno firmato un accordo separato con l’ormai famoso “taglia diritti“ Marchionne. Un accordo che si potrebbe definire illiberale e antidemocratico, perché non si è tenuto conto del fatto che la Fiom, il sindacato dei metalmeccanici più rappresentativo e che sta vincendo in quasi tutte le fabbriche metal meccaniche in cui si rinnovano le RSU, non ha firmato tale accordo. L’importante è avere il supporto della maggioranza dei sindacati aziendali, anche se sono presenti solo in un’azienda. Per non parlare poi del ridicolo referendum aziendale, che si terrà a Gennaio, con il quale si chiede ai lavoratori di votare a favore dell’accordo, cioè di rinunciare ai propri diritti (voglio ricordare che qualsiasi diritto è materia INDISPONIBILE), pena la perdita del posto di lavoro. Un vero e proprio ricatto.

Non si vuole criticare solo il modo di sottoscrizione e di “approvazione” di tale accordo, quel che più spaventa è il contenuto, un taglio di diritti mai visto prima. Un vero e proprio ritorno al passato.

Cominciamo dal diritto sindacale. Tra le righe dell’accordo si evince che solo il sindacato che sottoscriverà tale accordo, potrà costituire delle Rsa aziendali, negando questo diritto ai sindacati non sottoscrittori. In poche parole vuol dire che, la RSU non sarà più scelta dai lavoratori attraverso l’elezione, ma sarà nominata direttamente dai sindacati firmatari, cioè riconosciuti dall’azienda. Un po’ come accadeva nel periodo fascista, col corporativismo, in cui era lo Stato che riconosceva la legittimità dei sindacati. Uno strappo costituzionale gravissimo perché si limita la libera scelta di associazione sindacale, così come statuito dall’art. 39 della Costituzione. Inoltre è previsto anche, che se un lavoratore o una lavoratrice sciopereranno, per dimostrare il proprio disappunto su quest’accordo, saranno licenziati, infischiandosene totalmente del diritto di sciopero riconosciuto dalla nostra Carta Costituzionale.

E’ prevista anche la riduzione delle pause, l’incremento degli straordinari, il non pagamento di alcuni giorni di malattia per chi si ammali subito prima o subito dopo un giorno di riposo o di ferie, ecc.La lista è lunga.

Non è tutto.

Adesso veniamo agli “investimenti” che sono previsti da quest’accordo. Ovvero, è previsto che a Mirafiori saranno costruiti Suv, cioè dei mezzi di trasporto poco ecosostenibili, che sono poco venduti in Italia e che sicuramente saranno venduti negli Usa trasformando Mirafiori in una grande piattaforma di distribuzione per la Chrysler. Ebbene, poiché nei periodi in crisi sarebbe più corretto investire in innovazione, ricerca, ecc, e siccome l’idea di mobilità sta cambiando, perché, per esempio, il buon Marchionne, invece di produrre Suv, non realizza mezzi per la mobilità sostenibile? Perché la FIAT deve guardare sempre al passato e non al futuro? Perché non intraprendere la strada dell’innovazione? È vero, investire sul nuovo è rischioso, ma è molto più remunerativo di investire sul vecchio.

Quello che in tutta questa vicenda preoccupa, è l’azione di killer aggio che è stata attuata nei confronti della CONTRATTAZIONE COLLETTIVA NAZIONALE. Con l’accordo di Pomigliano prima, quello di Mirafiori poi, e l’uscita da Confindustria, Marchionne farà da apripista ad altre aziende italiane, nell’instaurazione di un modello di contrattazione aziendalista e neocorporativo, alternativo alla contrattazione nazionale.

Insomma, ancora una volta, i lavoratori e le lavoratrici nonostante l’opera di macelleria sociale di Tremonti, nonostante siano gli unici che stanno pagando effettivamente la crisi, vedranno, sotto ricatto, peggiorare le proprie condizioni di lavoro, senza poter dire una parola.

Per questo motivo mi sento di sostenere la battaglia che la Fiom e la Cgil stanno conducendo, accanto ai lavoratori e alle lavoratrice, e mi sento di dire: “chi non è con la Fiom,è contro i lavoratori e le lavoratrici”.



Michele Lorusso





F.to Michele Lorusso

Direttivo SEL – Andria (Bt)

martedì 21 dicembre 2010

Natale 2010


Condividi il Natale” è il titolo che l’Amministrazione comunale ha assegnato al programma delle iniziative che si terranno durante il periodo natalizio.

Durante la presentazione del suddetto programma è stato detto: ” Quest'anno il Natale avrà le caratteristiche della più grande sobrietà e sarà, ancor più, occasione per stare accanto ai più deboli." "E’ questa la scelta dell’assessorato alla Cultura del Comune di Andria."

Ebbene, come al solito, alle parole che fanno presa sulla gente, soprattutto quando si parla di  stare accanto ai più deboli, non seguono i fatti.

Sarebbe stato corretto da parte dell’Amministrazione, per una questione TRASPARENZA, far conoscere alla cittadinanza i costi di questo programma natalizio. Ma niente.

Siccome pensiamo che la gestione della cosa pubblica debba essere condotta seguendo come stella polare il principio della TRASPARENZA, sopperiamo noi alle mancanze dell’Amministrazione, illustrando quelli che sono i costi del programma natalizio.

Cominciamo con il presepe di Piazza Catuma.

Con Determinazione dirigenziale n. 2935 del 7 dicembre 2010 è stata impegnata, la somma di € 20.000,00 compresa iva, per la realizzazione del Presepe artistico in P.zza Catuma, con esposizione al pubblico dal 4/12/2010 al 6/01/2011.

Quindi, visti i costi sostenuti, possiamo dire che il nostro presepe non rispecchia la povertà e l’ambiente in cui Gesù è nato, piuttosto denota un certo grado di benessere sia della famiglia del nascituro che del contesto territoriale. Forse nessuno si è accorto che il presepe è stato montato su una base di cemento e questo comporterà, una volta smontato, la rimozione della base di cemento e il rifacimento della pavimentazione. Quindi, chi si accollerà il costo di tutto ciò? Logicamente sarà a carico del bilancio comunale e quindi ai 20.000euro dobbiamo aggiungere anche questo ulteriore costo. Per di più non sarebbe stato meglio far ideare il presepe ad un cittadino andriese, abbassandone il suo costo e contemporaneamente offrendo la possibilità alle risorse umane, che il nostro territorio possiede, di farlo?

Inoltre, nel programma delle festività natalizie, è stata inserita la sezione Strade in Festa che prevede la presenza di giocolieri,mangiafuoco,ecc… per soli 3 giorni, ovvero Domenica 19, Giovedì 23 e Venerdì 24 Dicembre. Anche questo avrà un costo. Infatti, con determinazione dirigenziale n.3034 del 9 dicembre 2010 è stata impegnata, la somma di € 12.000,00 iva compresa, “per la realizzazione degli spettacoli di strada, da effettuare in occasione del Natale 2010”. Ma era proprio necessario spendere 12.000 euro per soli tre giorni, quando ci sono nella Città di Andria associazioni e non imprese che avrebbero garantito la presenza dei giocolieri per più giorni ed a un costo minore?

Queste sono solo alcune delle voci di spesa che l’unico detentore delle chiavi del forziere della Città di Andria, ha deciso di spendere per questo Natale.

Alla faccia della sobrietà e del stare vicino ai più poveri.

Ci sembra davvero scorretto poi, che l’Amministrazione, come al solito,si prenda il merito di tutte quelle iniziative, che davvero in maniera gratuita e volontaria, allieteranno il Natale dei  più sfortunati.

Di certo non è nelle nostre intenzioni strumentalizzare un così importante momento di vita sociale della cittadinanza andriese, ma davvero ci si chiede il perché di questa scelta così eccessiva per un evento che dovrebbe esprimere semplicità e amore.

Noi non condividiamo questo tipo di Natale.

Michele Lorusso SEL Andria

domenica 5 dicembre 2010

Alcune domande all'Assessore alla Pubblica Istruzione


Nonostante la campagna elettorale sia finita da tempo, il centro-destra, lancia in resta, continua ancora a mentire, forse memore dei consigli del Machiavelli, che esortava il Principe ad usare le menzogne come arma di persuasione del popolo.

Noi proviamo un certo disagio, soprattutto quando si attribuiscono colpe al passato e si dimentica tutto quello che è stato ereditato di positivo.

Peraltro, riteniamo che non sia responsabile, da parte di amministratori pubblici, offendere così gravemente l’intelligenza dei cittadini, mistificando la realtà per giustificare le proprie omissioni.

Vogliamo, quindi, fare chiarezza almeno su un punto, confidando nella sensibilità democratica dell’assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Andria.

Lo facciamo ponendo tre semplici domande, strumento antichissimo con cui il popolo si rivolge ai suoi governanti.

1)      Come mai non vengono ancora concessi alle famiglie i buoni per l’acquisto dei libri di testo ?

2)      Si tratta di fondi a destinazione vincolata che la Regione concede ai Comuni ?

3)      E’ vero che sono stati convocati i titolari di cartolibreria presso il Comune di Andria per invitarli a giustificare il ritardo, nei confronti delle famiglie, con la falsa motivazione dei “debiti lasciati dalla sinistra” ?

Aspettiamo fiduciosi una risposta. Grazie !



Ps: sabato pomeriggio dalle 17:00 alle 20:00 SEL sarà in Viale Crispi per la raccolta firme a per il progetto di legge di iniziativa popolare “sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili per la salvaguardia del clima”



                                                                        F.to Michele Lorusso coordinamento cittadino di  SEL

martedì 23 novembre 2010

Mentre Andria diventava "Città"


Venerdì 19 Novembre Andria diventava Città e per questa ricorrenza, a parte l’addobbo a festa della Casa del Popolo, con annesse hostess (com’è classico fare di una certa parte politica), a consegnare il titolo di Città è sceso da quel di Roma il Ministro per gli Affari Pugliesi, Raffaele Fitto.

Proprio nello stesso giorno, circolava la notizia che il suddetto Ministro, nel praticare lo sport di impugnare leggi della Regione Puglia, ha impugnato dinnanzi alla  Consulta anche gli «adempimenti» con i quali l’amministrazione guidata da Nichi Vendola intendeva adeguarsi alle direttive richieste da Palazzo Chigi per la sottoscrizione del piano . La prima, predisposta dall’assessore al Bilancio Michele Pelillo, riguarda le coperture previste dal Bilancio autonomo per il triennio di vigenza del piano dei tagli; la seconda, invece, «congela» le internalizzazioni. Come dire, un Ministro Pugliese, che dice di amare tanto la sua regione e i pugliesi,sta facendo di tutto per far commissariare la Sanità pugliese, solo per screzi politici con l’attuale Giunta regionale.

A parte questa breve digressione, vogliamo raccontarvi quello che è accaduto nel pomeriggio del 19 Novembre. Alcuni di noi, dopo aver letto la notizia sopra accennata, e dopo essersi ricordati della venuta di Fitto ad Andria, hanno pensato di distribuire un volantino per informare i cittadini di quello che Fitto stesse regalando alla nostra regione.

Armati di tanta buona volontà e di un centinaio di volantini, e pensando di essere in una delle cosiddette “democrazie occidentali” in cui è possibile esprimere liberamente il proprio pensiero, abbiamo cominciato la nostra attività di proselitismo, sotto Palazzo di Città. Ebbene, dopo aver distribuito qualche volantino, siamo subito stati fermati dagli agenti della Ps, che dopo aver visionato il contenuto del volantino, ci hanno invitato, perché senza autorizzazione, ad andare a distribuire volantini su Via Bovio. Siccome non era nelle nostre intenzioni rovinare la cerimonia che doveva APPARIRE perfetta, ci siamo allontanati dubbiosi e con un interrogativo: come mai sotto Palazzo di Città è necessaria l’autorizzazione e invece in Via Bovio non è necessaria?

Non è tutto.

Dopo aver assistito alla “militarizzazione” (eccessiva per un rappresentante del “Popolo”, normale per chi ha paura del malcontento del “Popolo”) della zona sottostante Palazzo di Città, con transenne e un dispiegamento di forze dell’ordine inaudito, abbiamo chiesto ai due Vigili Urbani, che piantonavano la scala di accesso al municipio, di assistere alla cerimonia e ci è stato impedito perché “la sala è piena”, mentre altri salivano perché accompagnati da “rappresentanti” istituzionali e non. Sembrava più una festa per pochi invitati che non per la Cittadinanza, come diceva il manifesto.

Dopo aver atteso che qualcuno scendesse, siamo entrati nell’aula consiliare.

Mentre noi, rispettosi delle Istituzioni presenti in aula, ascoltavamo in silenzio le parole del Ministro, qualche anziano ha avuto da ridire ad alta voce e la colpa di ciò è stata attribuita a noi, dagli agenti della Ps che ormai ci controllavano a vista. Così ci hanno “invitati” a tacere e per intimorirci ci hanno piazzato due agenti dietro, che sono stati in nostra compagnia per quegli ultimi minuti che restavano della cerimonia, come se fossimo dei sovversivi.

Terminando, pensiamo che il comportamento delle forze dell’ordine, a cui va il nostro ringraziamento per l’attività che svolgono giornalmente, sia stato condizionato da quel clima di tensione,tipico del più becero berlusconismo, che l’Amministrazione comunale ha creato, per ingigantire l’evento.

Abbiamo sentito sulla nostra pelle il disagio di chi è limitato nella sua libertà di partecipazione civile.

Se questi sono i presupposti della nascita della Città, preferivamo restare un Comune.





F.to Michele Lorusso SEL Andria

venerdì 19 novembre 2010

San Valentino-IL SENSO PROFONDO DELLA DEMOCRAZIA


Abbiamo letto, con tristezza, la replica del capogruppo consiliare del PDL al Comitato di San Valentino, che aveva lanciato un appello per migliorare le condizioni di vita di quel quartiere.-

Abbiamo avuto conferma di come lor signori del PDL interpretino il senso profondo della democrazia, ossia è d’obbligo essere tutti allineati con il manovratore e, se c’è qualcosa che proprio non va, bisogna stare in silenzio, zitti, altrimenti si può incorrere nella sanzione di essere definiti “comunisti”.-

Lo notiamo, sia a livello nazionale che a livello locale, questo habitus mentale, che porta lor signori ad usare parole umilianti contro chiunque la pensi diversamente da loro.-

Ma altrettanto grave è che il capogruppo consiliare del PDL parli di cose che non conosce affatto.-

Non vi è iniziativa alcuna, in favore del Quartiere San Valentino, che sia ascrivibile a merito dell’attuale maggioranza di governo della città, che pur di promesse, in campagna elettorale, ne aveva fatte tante, raccogliendo voti a piene mani in quel quartiere.-

L’intero Piano di Recupero Urbano e gli stessi appalti dei lavori in corso sono ascrivibili all’impegno della passata Amministrazione di centro-sinistra.-

L’unico “regalo” che il centro-destra ha fatto a quella parte della città è stato, purtroppo, eliminare la Zona Franca Urbana, di cui Andria era beneficiaria grazie alla passata Amministrazione, che avrebbe potuto offrire a quel Quartiere concrete opportunità di sviluppo, insieme alla riqualificazione urbana che si sta operando con il Piano di Recupero sottoscritto con il Governatore Vendola nel 2006.-

Per la verità, siamo stanchi di indebite appropriazioni del centro-destra cittadino che, con capziose operazioni di immagini, si ascrive il merito del Piano di Recupero Urbano di San Valentino, contro cui ha votato in Consiglio Comunale, piuttosto che dell’ampliamento della Tangenziale o, per venire subito all’attualità, del conferimento del titolo di Città, procedimento anche questo promosso dalla passata Amministrazione.-

Si capaciti il Dott. FASANELLA, si può mistificare tutto, ma le carte parlano chiaramente e, ad oggi, non vi è iniziativa, azione, provvedimento che abbia migliorato la qualità di vita di questa Città che sia ascrivibile a merito dell’Amministrazione che lui sostiene.-

Lo sanno bene gli abitanti di San Valentino, che con l’avvento della nuova Amministrazione, dopo il “dono” ricevuto dal Governo centrale della cancellazione della Zona Franca Urbana, hanno da affrontare anche l’emergenza rifiuti, con cassonetti strapieni e sudici e condizioni igieniche allarmanti.-

Siamo sicuri che, dopo questa breve nota, il capogruppo del PDL taccerà anche Noi di essere “comunisti”.-

Non ce ne preoccupiamo affatto, ed anzi se questo è il prezzo che bisogna pagare per dire la verità in questo Paese, siamo molto contenti di esserlo.-



Michele Lorusso (SEL Andria)


lunedì 15 novembre 2010

Si al porta a porta


Ancora una volta assistiamo a dichiarazioni sulla problematica rifiuti, che a definir stravaganti è poco.

Il movimento Fare Ambiente sostiene che per incrementare le percentuali di Raccolta differenziata (Rd) è necessario aumentare il numero di isole ecologiche in Città, riconoscendo, a chi va a conferire nelle suddette isole, uno sgravio sulla Tarsu.

Ebbene, è stato affermato che incrementare il numero di isole ecologiche ha un costo minore rispetto alla raccolta rifiuti porta a porta. Non so a che tipologia di isola ecologica facesse riferimento la responsabile del movimento, ma se si tiene in considerazione un’isola ecologica come quella di Via Stazio, facendo semplici calcoli matematici, il costo dell’incremento delle isole ecologiche sarebbe pari ad una cifra con sei zeri, cioè più o meno lo stessa somma necessaria per realizzare il porta a porta nella Città di Andria. Perché si dovrebbe finanziare l’incremento di isole ecologiche, che in passato non hanno funzionato o hanno funzionato ben poco? Perché, invece, non si dovrebbe sostenere la raccolta dei rifiuti porta a porta che, nelle Città in cui è sta applicata ha fatto schizzare la Rd al 50%,nel giro di pochi mesi? Si sa, la politica è fatta di scelte, e noi preferiamo il porta a porta perché crea lavoro più delle isole ecologiche, perché è più efficace per raggiungere elevate percentuali di Rd e perché si eviterebbero inutili colate di cemento.

Per di più, nella nota diramata da Fare Ambiente, si legge: ” … Puntare dunque a riconoscere uno sgravio della tassa che tenga conto della capacità di differenziare dei cittadini e non solo dei metri quadrati della casa o del ripostiglio”. Un po’ di chiarezza su questa cosa sarebbe opportuna, perché non ha senso continuare a pagare la Tarsu con qualche sconto irrisorio, quando la normativa vigente prevede il passaggio da tassa a tariffa che agevolerebbe le famiglie “virtuose”. L'istituzione della tariffa è ascrivibile all'art. 49 del decreto Ronchi, il cui decreto attuativo è il DPR 158/99. Il Testo unico all'art. 238 ha abrogato la tariffa "Ronchi" e ne ha definito una nuova demandando la definizione dei criteri di calcolo ad un decreto attuativo non ancora emanato. Fino alla sua emanazione, ai sensi del comma 11 del citato articolo, si considerano vigenti le precedenti discipline regolamentari. Il comma 184 dell'art. 1 della l. finanziaria 296/2006, così come modificato dall'art. 5 del Dl. 208/2008 ha prorogato il regime di prelievo ante 2006, in materia di rifiuti, al 2009 in attesa dell'emanazione delle disposizione attuative del Tu.

In definitiva, allo stato attuale, è facoltà del comune/ato decidere se passare dal regime di tassa a quello di tariffa.

O tariffa o tassa, soluzioni intermedie non ce ne sono.

Inoltre, l’auspicio è che l’Amministrazione comunale non accolga la disponibilità del movimento a sostenere una campagna di sensibilizzazione intitolata “più differenzi e meno paghi recandoti alle isole ecologiche”, altrimenti sarebbe l’ulteriore dimostrazione che si sperpera denaro pubblico, per campagne di comunicazione che non sortiscono alcun effetto sulla società o i cui risultati rimangono segreti (vedi campagna sulla Villa Comunale).

Finendo, SEL ribadisce il proprio SI alla raccolta differenziata porta a porta, che deve essere prevista nel nuovo bando per l’aggiudicazione della gestione del servizio rifiuti cittadino (se può servire abbiamo già pronto il piano industriale per far ciò), e al passaggio da Tassa a Tariffa ,così come disposto dalla legislazione vigente, che premierebbe le famiglie più “virtuose” che si differenziano da chi non differenzia.



Michele Lorusso

SEL Andria

martedì 9 novembre 2010

Sul nucleare


L’8 Novembre ricorre l’anniversario di un avvenimento importante per l’Italia, che ha segnato una vero e proprio cambiamento rispetto al passato. Certamente non mi riferisco all’anniversario di una ricorrenza ideologica e di scarsa consistenza nel sentire popolare, quale la Caduta del muro di Berlino (imposta con una legge nazionale approvata in fretta e furia) che l’Amministrazione comunale festeggia con soldi della collettività, ma mi riferisco a un avvenimento avvenuto due anni prima dell’8 Novembre del 1989, l’8 Novembre del 1987, cioè il referendum che sanciva il definitivo abbandono del nucleare in Italia.

E’ notizia di questi giorni, che il Governo Berlusconi, fregandosene ancora una volta della volontà popolare espressa tramite il referendum, che portò all’abbandono del nucleare in Italia, abbia cominciato a porre i primi tasselli per permettere il ritorno del nucleare. Infatti, si è proceduto alla nomina del Presidente e dei quattro membri del collegio dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, che tra le altre cose, avrà il compito di individuare i siti che ospiteranno le nuove centrali.

Una riflessione su queste nomine sarebbe opportuna e andrebbe fatta all’interno del partito di riferimento del Presidente di quest’Agenzia, cioè il Sen. del Pd, Umberto Veronesi. 

Una presa di posizione del suddetto partito sarebbe necessaria per capire definitivamente se sia favorevole o meno al ritorno del nucleare in Italia.

SEL ha sempre sostenuto la propria contrarietà a questo tipo di produzione di energia per diversi motivi. Eccone alcuni:

1.         l’uranio non è una risorsa né rinnovabile né sostenibile, limitata nelle quantità e nel    tempo, che per di più ha visto i suoi costi aumentare in modo vertiginoso;

2.         non è affatto senza emissione di CO2 perché ne produce per l’estrazione del  combustibile, durante la costruzione della centrale e nella fase del suo smantellamento;

3.         nessuno dei problemi segnalati dalla tragedia di Cernobyl è stato risolto e quindi il nucleare civile continua ad avere problemi di sicurezza per le popolazioni non risolti anche durante il funzionamento ed un enorme impatto ambientale legato alla produzione di scorie radioattive che inevitabilmente si accumulano nell’ecosistema e graveranno sulle future generazioni per migliaia di anni;

4.         espone il mondo a rischi di proliferazione delle armi nucleari e al terrorismo, del resto questo è l’argomento che viene portato contro l’Iran poiché la tecnologia in uso è stata pensata per produrre plutonio e la generazione di energia elettrica ne è un sottoprodotto;

5.         non è in grado di risolvere né il problema energetico né quello del cambiamento climatico, infatti le risorse di uranio, già oggi scarse, non sarebbero sufficienti di fronte ad un aumento ulteriore della domanda ed è quindi inutile sperare di aumentare la capacità installata in maniera tale da coprire una quota significativa della nuova domanda di energia, né di sostituire la quota fossile;

6.         ha dei costi economici e finanziari diretti ed indiretti troppo elevati che in realtà  gravano sulla società e sulle finanze pubbliche e inoltre è una tecnologia che usa e spreca enormi quantità d’acqua;

7.         comporta un modello di generazione di energia centralizzato, basato su centrali di elevata potenza, che non garantiscono sicurezza e tanto meno assicurano il diritto all’energia diffusa nel territorio. Infatti, il nucleare è un modello che richiede sistemi di gestione autoritari, centralizzati e antidemocratici.

Ormai è matura una scelta energetica a favore del risparmio energetico  e  delle energie rinnovabili che un programma  di incentivi pubblici e l’utilizzo della leva fiscale possono e devono promuovere.

Uscire dal petrolio e dalle energie fossili e non rinnovabili senza il nucleare si può, grazie ad un’alternativa energetica, basata sulle fonti rinnovabili e il risparmio, anziché su un ingiustificato aumento dei consumi e sull’uso delle fonti fossili e di quella nucleare, come propone il Governo. Non aspetteremo che siano individuati i siti nucleari per opporci a questa scelta e non lasceremo sole le località che rischiano di subire una decisione antidemocratica, calata dall’alto e per di più militarizzata nell’attuazione.

Il paese può e deve essere più efficiente e non sprecare energia.

La politica energetica che noi indichiamo riduce la nostra dipendenza energetica, sviluppa la ricerca e l’innovazione nelle attività produttive, fornisce i servizi energetici usando fonti rinnovabili che non alterano il clima e che sono diffuse sul territorio e quindi facilmente controllabili dalle popolazioni, oltre a promuovere un diverso sviluppo, creando nuova occupazione di qualità.

Questa è l’alternativa che proponiamo.

Sono queste le ragioni per cui decidiamo di sostenere la legge d’iniziativa popolare per lo sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. 

Nelle prossime settimane scenderemo in piazza per illustrare la legge ai cittadini e per raccogliere le firme necessarie per presentare in Parlamento la suddetta legge d’iniziativa popolare.



Michele Lorusso

SEL Andria

mercoledì 3 novembre 2010

Osservazioni cementeria Andria-Trani


Dopo un attento studio degli incartamenti del progetto riguardante la cementeria, che sarà realizzata sulla strada provinciale Andria – Trani, s’infittiscono le preoccupazioni riguardanti il pericoloso impatto ambientale e la correlata incidenza di patologie letali.

L’impianto proposto dalla General Cement Puglia (riconducibile al gruppo Matarrese) dovrà produrre 499 tonnellate al giorno di clinker, però al tempo stesso, in qualche pagina successiva, la stessa ditta proponente sostiene, che usciranno dall’azienda 225,000 t/anno (616 t/giorno) di cemento, anche se l’impianto ha una potenzialità produttiva di 600,000 t/anno, pari a 1,664 t/giorno. Qualcosa non quadra. Come mai questa discordanza? Sarà frutto di un errore, sarà frutto di qualche arcano mistero, o è frutto di un’opera di qualche raffinato mago che con qualche arcano sotterfugio cerca di aggirare la normativa in vigore?

Siccome a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, penso che questa discordanza sia opera di una raffinata scaltrezza che il gruppo Matarrese, ha già dimostrato in altre occasioni, e che non ha mancato di mostrare anche in questa situazione.

Vediamo perché.

La normativa in vigore (d.lgs. del 18 febbraio 2005, numero 59, allegato I, punto 3.1) stabilisce che tutti gli impianti (clinker-cemento) che producono quantitativi maggiori di 500 t/giorno devono essere obbligatoriamente sottoposti a procedura IPPC-A.I.A. (autorizzazione integrata ambientale). Si tratta di una procedura rigorosa che, per tutti gli impianti industriali ed energetici (inceneritori, cementifici, raffinerie, ecc.), garantisce la migliore sicurezza tecnologica praticabile per ridurre al minimo possibile i danni ecologici ed epidemiologici connessi alle emissioni. Dichiarando una produzione, ipotetica (lo ammette la stessa ditta) di 499 t/giorno, la General Cement Puglia intende evitare la gravosa procedura IPPC-AIA che produrrebbe investimenti maggiori nelle tecnologie adottate per mitigare il danno ambientale ed epidemiologico. Ecco spiegato il misterioso arcano del numero magico “499 t/giorno”.
La normativa in materia è chiara e non può essere aggirata con una dichiarazione d’intenti, se appare evidente che l’impianto è dimensionato per quantitativi ben maggiori di 500 t/giorno.

Già in precedenza avevo manifestato le mie preoccupazioni e come al solito, sono stato rimproverato da qualche movimento ambientalista,o pseudo tale, che preferisce inceneritori e cementerie purché rispettino i parametri di legge, senza considerare le ricadute sulla salute,sull’ambiente e sull’economia del territorio circostante.
Ritengo che la General Cement Puglia, abbia già ricevuto molti sconti e favori ancor prima di ottenere l’autorizzazione per la realizzazione dell’impianto: la variante urbanistica da zona agricola a zona industriale è un macroscopico regalo dell’amministrazione comunale di Trani, che si somma all’avallo del
gentlemen’s agreement con il quale è stato assicurato che nell’impianto non saranno bruciati rifiuti. Una vera e propria favola,perché giuridicamente quell’accordo tra gentiluomini, è carta straccia, tenuto conto della legislazione comunitaria e nazionale che favoriscono il co-incenerimento nei cementifici. 

Inoltre sempre dagli incartamenti si evince che dalle ciminiere dell’impianto saranno emesse ad una altezza di 50 metri dal suolo 51,52 t/anno di polveri di svariata natura chimica, e 343,44 t/anno di ossidi di zolfo e di ossidi di azoto; che saranno bruciate 19.598 t/anno di carbone raggiungendo nella camera di combustione temperature di 1400 gradi. Il tutto ad appena 6 chilometri di distanza dal gigantesco cementificio di Barletta, dove si producono 1.100.000 t/anno di cemento e dove già vengono bruciate 27.000 t/anno di rifiuti plastici, e che l’Assessore provinciale Cefola, sembra voler concedere l’incremento richiesto, a patto che si bruci Cdr di qualità (chi ci assicura che è realmente di qualità?).

A fronte di questo scempio, che andrà a martoriare ulteriormente la nostra cara amata Terra, i cittadini non battono ciglio e preferiscono interessarsi delle frequentazioni di minorenni del Premier. E questo è grave, perché gli effetti sulla salute, sull’ambiente, sull’economia che questi ecomostri generano, non hanno né colore politico, né si fermano solo nella Città in cui sono realizzati.

Quindi cari concittadini, è arrivato il momento SVEGLIARSI e di OPPORSI a questi Signori che alla nostra salute antepongono i loro interessi economici, perché i cementifici sono tra le sorgenti di contaminanti a più elevata incidenza cancerogena e soprattutto perché la nostra salute e il nostro ambiente non sono in vendita.



                                                                                                           f.to Michele Lorusso

                                                                                                            Sinistra Ecologia Libertà Andria



giovedì 21 ottobre 2010

Risposta Miscioscia su emergenza rifiuti in Puglia


Di ritorno dalla manifestazione della Fiom, ho consultato, come faccio di solito, le diverse testate telematiche locali e un articolo ha attirato la mia attenzione. L’articolo dell’Assessore Miscioscia, che fresco della sua elezione di coordinatore regionale del movimento “Fare Ambiente”, comincia (com’era prevedibile) a sparare a zero sulla politica dei rifiuti del Governatore Vendola.

Augurandole un buon lavoro e auspicandoci che tale nomina non la distragga ulteriormente dalla sua “attività” di Assessore, “mi consenta” di dissentire dalle insulsaggini dette nel suo articolo.

Innanzitutto volevo assicurare tutti, che l’emergenza rifiuti in Puglia non esiste, ma è solo un’invenzione di chi, come Miscioscia, la paventa per giustificare la costruzione degli inceneritori, che sono visti come la soluzione del problema rifiuti.

Fitto aveva previsto la costruzione di cinque inceneritori per far “sparire” dalla vista i rifiuti, senza considerare il fatto che sarebbero ritornati, sotto forma di sostanze cancerogene prodotte dalla combustione degli stessi, nei nostri polmoni. Vendola,invece, appena eletto, ha dimostrato che una soluzione diversa dagli inceneritori è possibile.

Questo non soltanto con belle parole, ma attraverso l’approvazione del Piano Rifiuti, approvato con Decreto n.187 del 2005, che ha rappresentato una svolta epocale nella gestione rifiuti in Puglia, così come clamorosa e provvidenziale è stata la fine del commissariamento emergenziale del 2007 che ha riportato, di fatto, la gestione all’ordinarietà nell’ambito degli ATO ed al livello originario, cioè dei comuni.

Mi pare davvero stravagante attribuire la colpa della “mala gestione” dei rifiuti al nostro Governatore Vendola. Considerata la discesa delle % di Rd, Miscioscia dovrebbe chiedersi e farci conoscere, quali sono (a parte qualche manifesto visto in giro) le politiche d’incentivazione e d’incremento della raccolta differenziata messe in campo dai suoi commensali di Palazzo di Città e cosa prevede, a tal fine, il nuovo appalto di gestione dei rifiuti.

In Puglia ci sono molte Città, che grazie alle buone politiche messe in campo dalle amministrazioni comunali e dall’Amministrazione Vendola, hanno raggiunto percentuali di Rd davvero eclatanti. Per fare qualche esempio: Monteparano (TA) che al 31.08.2009 ha raggiunto l’obiettivo del Piano Regionale fissato per il 2008. Qui la parola d’ordine è stata “Mai più cassonetti”, infatti, da maggio 2008 è attiva la raccolta porta a porta dei rifiuti, umido compreso, raggiungendo ad Agosto 2009 il 72,2% di raccolta differenziata è una media del 44,2%. Erchie (dallo 0,9% di RD di gennaio al 60,4% di settembre 2009), Candela (dal 2% di aprile al 48,2% a settembre 2009), Ceglie Messapica (dal 3,8% di gennaio al 38,8% di settembre 2009), Latiano (dal 4,5 di gennaio al 52,9 di settembre 2009), Oria (dall’1,3% di gennaio al 46,7 di settembre 2009).

Nonostante questi risultati, la Regione Puglia, continua a investire su tutta una serie di politiche d’incentivazione della Rd, come l’ultimo progetto “Differentemente”, che prevede la costruzione di veri e propri negozi dove i pugliesi potranno conferire rifiuti e in cambio ricevere non denaro ma punti, con i quali sarà possibile ritirare dagli stessi negozi oggetti prodotti da materiali riutilizzati.



Con questo per dimostrarle che la poesia è nei fatti, e non nelle chiacchiere da lei illustrate.

Pertanto, invece di criticare ossessivamente la Regione Puglia, perché non tira le orecchie alla sua Amministrazione che, invece di investire in progetti d’incentivazione di Rd, investe in manifesti e spettacoli? Spero che questo suo silenzio non sia complice di una strategia messa in atto, per creare l’emergenza rifiuti e, poi regalarci un bel cancro valorizzatore per risolverla.

In ultimo, mi permetta di fare delle precisazioni sulla cementeria di Barletta. Lei non sa, o forse fa finta, che la suddetta cementeria ha chiesto l’autorizzazione alla provincia Bat (amministrata dal centrodestra) per aumentare la quantità di rifiuti speciali pericolosi (cioè plastiche triturate e suoi derivati) bruciati, e passare dalle 27000 tonnellate che oggi brucia, alle 80000 tonnellate che si ritroverà a bruciare. Perché, invece di dire “sotto sotto la regione Puglia guidata da Vendola, guarderebbe alla cementeria di Barletta “, non chiede al suo Presidente di Provincia, di fermare questo scempio? Inoltre le ricordo, che l’Amministrazione (di centrodestra) di Trani ha approvato una variazione al piano urbanistico, per permettere la costruzione di un’altra cementeria, che guarda caso, sarà costruita proprio a fianco della discarica sita sulla strada provinciale Andria – Trani, e che (si è detto) non brucerà rifiuti, perché esiste un patto tra gentiluomini, cioè il Sindaco di Trani e Matarrese. Come mai, non ho memoria di un intervento o di epiche battaglie del movimento “Fare Ambiente” contro questo ecomostro, che andrà a martoriare ulteriormente il nostro territorio, la nostra agricoltura, la nostra salute?

A volte caro coordinatore, non basta che l’inceneritore rispetti i parametri di legge, perché, come direbbe il suo Premier, la legge non è un dogma, poiché nel calcolare i vari parametri, non si tiene conto di tutta una serie di peculiarità e varianti dei diversi fattori che alterano le previsioni di chi questi parametri li detta.

Su una cosa mi trova d’accordo. Sul fatto che della questione rifiuti non se ne parli molto. Infatti, è necessario che si parli di questa tematica, non lanciando false emergenze, ma per far conoscere ai cittadini le conseguenze in termini economici e di salute del “fare” e del “non fare” la Rd. Invece di andare alla ricerca di cave per depositare i nostri rifiuti, o di attuare la solita “politica delle emergenze”, sarebbe meglio che tutti, lei in primis, in quanto amministratore della nostra Città, ci si mettesse al lavoro per far capire ai cittadini quanto sia importante la Rd per poter vivere in un ambiente più sano.





                                                                                     F.to Michele Lorusso

Componente del direttivo Provinciale di SEL


giovedì 14 ottobre 2010

Petizione Giovane Italia, Sel: “Le firme a Berlusconi”


Ormai è sotto gli occhi di tutti, che l’attuale partito di maggioranza dell’Assise comunale, proceda solo per conferenze stampa e manifesti propagandistici. La cosa che ci rammarica, è che lo stesso “modo di fare” politica, sia utilizzato dei giovani del medesimo partito.

Ci riferiamo alla petizione che, in questi giorni, è stata lanciata dalla Giovane Italia. Con questa si chiede la diminuzione del costo del biglietto per chi utilizza il treno per recarsi a Bari.

Premesso che si tratta di una delibera di Giunta Regionale e non di una Delibera di Consiglio Regionale (come affermato sulla stampa), accogliamo con molto piacere l’invito fatto a tutte le forze politiche di sostenere questa iniziativa, ma sinceramente ci sentiamo di rispedire l’invito al mittente per le motivazioni che andremo a esporre.

Prima di presentare le nostre motivazioni, per dovere di cronaca, è giusto ricordare che l’ultimo adeguamento delle tariffe, è stato determinato nel luglio 2004 e deliberato dalla Giunta regionale con atto n. 1987/2004. Una domanda vorremmo farla: perché nel 2004 gli amici della Giovane Italia non hanno chiesto che di questo incremento se ne facesse carico la Regione Puglia?

Comunque, a parte l’appunto iniziale, a noi pare davvero strumentale addossare la colpa di quest’incremento al Governatore Vendola e alla sua Giunta per due motivi:

-          uno perché, come gli amici della Giovane Italia dimenticano di dire, con la delibera del 6 Agosto 2010, si è proceduto all’ Adeguamento della base tariffaria dei titoli di viaggio di T.P.R.L, in ottemperanza dell’art. 26 della legge regionale 18/2002 ( e di certo non governava Vendola). L’art. dispone: ” La Giunta regionale stabilisce, sentite le rappresentanze regionali dell’ANCI, dell’ UPI,dell’UNCEM, delle imprese di trasporto, delle organizzazioni sindacali confederali e federali del trasporto e delle associazioni dei consumatori presenti sul territorio, le basi tariffarie chilometriche minime dei servizi di trasporto pubblico interurbani e i prezzi minimi dei biglietti di corsa semplice dei servizi urbani e suburbani con l’obiettivo del raggiungimento del rapporto minimo tra ricavi e costi previsto dalla vigente normativa e di promuovere l’integrazione tariffaria tra i vari servizi, con qualunque modalità esercitati e in qualunque forma gestiti”.

-          due perché, la Giunta Regionale ha fatto di tutto per poter far gravare quest’incremento nel bilancio regionale, ma grazie alla vostra maggioranza leghista di Governo, questo non è stato possibile a causa del taglio dei fondi alle Regioni. Questa non è la solita motivazione data da chi vuole passare il famoso cerino in mano all’altro, ma è una realtà dimostrata dall’articolo uscito sulla Gazzetta del Mezzogiorno, qualche giorno fa, in cui Schittulli (che di certo non è di Sinistra) chiedeva a Vendola di far fronte comune per i tagli del governo agli enti locali.

Siamo d’accordo,inoltre, che suddetto aumento andrà ad appesantire “la zavorra” degli studenti. Ma non è solo questa la causa: c’è anche da dire (se ve ne foste dimenticati ve lo ricordiamo noi) che l'aumento si inserisce in un contesto molto difficile per il diritto allo studio pugliese, che vedrà nei prossimi mesi - a seguito dei tagli operati dal governo nazionale al Fondo Integrativo per il Diritto allo Studio (-60%) - una consistente riduzione delle borse di studio per gli studenti universitari. Ciò si aggiunge agli aumenti delle tasse deliberati dagli Atenei pugliesi e alla riduzione dei servizi per gli studenti. Sorge spontaneo chiedere agli amici della Giovane Italia: poiché la maggior parte di voi sono studenti, siete al corrente di tutto questo, oppure apparite sulla stampa dicendo solo quello che vi fa comodo? Dov’eravate quando noi scioperavamo, accanto agli studenti, per i tagli della riforma Gelmini? Cosa ne pensate della riforma Gelmini?

Un’altra cosa che ci appare strana di questa “battaglia”, di cui i cari amici si fanno promotori, è la contraddizione che esiste tra quel che è deciso in consiglio comunale, e quello che fa fuori il partito di maggioranza. Ovvero, qualche settimana addietro, il consiglio comunale ha approvato la delibera 37 la quale ha come oggetto “Convenzionamento con l'Associazione Carta Giovani Europea da parte del Comune di Andria proposto dal Gruppo "Pdl" - Indirizzi.” (nb. Nella delibera si parla solo di indirizzi).

La carta giovani, che è stata presentata alla cittadinanza come “una cosa rivoluzionaria” dovrebbe rappresentare la panacea di tutti i problemi dei giovani andriesi, e in particolar modo degli studenti. Se davvero questa carta (che assomiglia alla social card di qualche tempo fa, mai entrata in funzione) risolve i problemi di tutti gli studenti, che senso ha lanciare una simile petizione?

Tanto c’è la carta.

Terminando, presentiamo noi una proposta. Considerato che gli aumenti non possono essere sopportati dal bilancio regionale, perché non indirizzare questa petizione al vostro caro amato Premier e al Ministro Tremonti? Perché non chiedere all’On. Fucci (che pur essendo un terrone sta avallando la politica leghista e discriminatoria del Governo centrale) di farci da tramite per consegnare la petizione direttamente agli interessati?

La nostra proposta è questa. Se lottate veramente per i diritti degli studenti, accetterete sicuramente questa proposta, altrimenti buono spot.




venerdì 8 ottobre 2010

No alla riforma Gelmini


Oggi non è un giorno come gli altri per i milioni di ragazzi che frequentano le nostre scuole, Oggi non è un giorno come gli altri per i ricercatori, gli insegnanti, il personale ATA di questo paese. Oggi le piazze si sono riempite della rabbia di centinaia di migliaia di persone che si mobilitano per dire no allo scempio in atto sulla scuola pubblica.

Sinistra Ecologia e Libertà c’è,al fianco dei sindacati studenteschi e delle organizzazioni studentesche impegnate in questo momento cruciale di lotta,c’è con la forza delle sue idee.
A fronte di una crisi economica mondiale devastante tutti i paesi occidentali, rilanciano sull’investimento strategico sul sapere, sulla ricerca, tutti tranne la nostra Italia impegnata apparentemente solo a far cassa. Eppure continuiamo a stanziare 23 miliardi per spese militari,5 miliardi per “grandi opere” come il ponte sullo stretto,milioni e milioni di euro per la scuola privata e paritaria. Intanto le nostre classi sono sovraffollate, gli edifici fatiscenti, i precari licenziati, le eccellenze del giardino d’Europa sradicate. Si maschera dietro l’idiozia della propaganda, vedere alla voce grembiule o lotta al bullismo, lo smantellamento dell’unico sistema in grado di garantire formazione, democrazia e libertà a un paese: l’istruzione pubblica.
SeL è scesa in piazza con gli studenti delle scuole superiori per chiedere a gran voce la cessazione di questo scempio e richiediamo:

-A fronte di spese annue altissime a carico delle singole famiglie, per es. 400 euro per libri di testo, trasporti, tasse scolastiche, un sistema serio e rigoroso di welfare studentesco, che si traduca in un investimento reale a partire dalle borse di studio.

- la cessazione immediata dei tagli a carico del personale docente,perché una reale politica di accrescimento della qualità passa in primo luogo da investimenti seri.
il ripristino dei fondi per gli insegnanti di sostegno,e il ritiro del tetto del 30% per studenti migranti nell’ottica di una seria politica di inclusività all’interno della scuola
- un fondo speciale per l’edilizia scolastica per far fronte ad una e vera e propria emergenza nazionale che vede migliaia di edifici fatiscenti e non a norma frequentati ogni giorno da noi ragazzi e dai nostri insegnati.

Questi punti riassunti sono solo alcune richieste minime, prioritarie e urgenti per salvare un sistema scolastico sfasciato dai tagli. Ma SeL non rinuncia anche ad una profonda riflessione sul rinnovamento di un sistema desueto,inadatto alle sfide di una conoscenza divenuta motore di libertà e democrazia. La costruzione di un biennio unitario formativo per tutti, l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni,il rilancio di una didattica a misura di un’intelligenza sequenziale che cambia e diventa in parte simultanea,l’eliminazione dell’ora di religione confessionale per un’ora di storia delle religioni realmente laica sono solo alcune delle nostre idee.

Lo studio e il dibattito interno al nostro movimento proseguiranno insieme alla lotta a fianco dei sindacati studenteschi, nella speranza che anche in questo caso, ”il momento più scuro della notte sia quello che precede immancabilmente l’alba.”





Michele Lorusso

Sinistra Ecologia Libertà - Andria


lunedì 27 settembre 2010

Mercato settimanale (2)


Quest’anno sembra che San Riccardo possa, con un miracolo, risolvere una questione che da mesi attanaglia la nostra Città.

Ebbene, in previsione dell’enorme affluenza di gente, che verrà ad allietare la propria serata con il repertorio di Renzo Arbore, è stata individuata e livellata un’area, che si trova in Via Ceruti,(cioè la zona in cui era allocato il mercato qualche Lunedì fa), per il parcheggio delle auto.

Per far ciò sono stati spesi ben 2000 euro.

Ripensando allo spostamento del mercato settimanale e alle conseguenze che ciò ha portato:

- il taglio di alberi (non malati), le cui ceppaie sono state “occultate” dal cemento solo per permettere ai venditori ambulanti di usufruire appieno del proprio stallo;

- la negazione ai residenti del diritto di aprire le finestre perché bloccate dagli automezzi;

- le scarse condizioni di sicurezza, dovute dal fatto che in caso di necessità, il passaggio dei mezzi di soccorso è impedito dalle bancarelle;

- le scarse condizioni d’igiene dovute dall’ingresso dei gas di scarico nelle abitazioni;

- e tante altre;

mi son chiesto: poiché i venditori ambulanti vogliono “stare tutti insieme”, perché il mercato non viene (ri)spostato nella zona 167 e le bancarelle, che erano ubicate sul viale della passeggiata e attorno allo stadio comunale, non vengono allocate nell’area (ovviamente da sistemare) su citata? Perché continuare ad arrecare disagi e danni ai cittadini, quando esiste quest’area inutilizzata? Qualcuno potrebbe dirmi che in quell’area è previsto un asilo comunale. A quanto sembra però, la costruzione di questo non rientra nelle priorità di quest’Amministrazione e quindi penso che questa potrebbe essere una soluzione temporanea (nell’attesa dell’imponente area mercatale promessa) all’annosa questione dell’allocazione del mercato.

Per questo rivolgo al nostro patrono una preghiera: "San Riccardo proteggi ancora una volta la Nostra Città illuminando le menti e aprendo gli occhi di questi nostri amministratori e fai che finalmente (accogliendo questa proposta) si trovi una soluzione a questa problematica."







                                                                                                                            Michele Lorusso

                                                                                                                    Sinistra Ecologia Libertà






giovedì 22 luglio 2010

"Festa" del 9 Novembre

Ieri la maggioranza in Consiglio Comunale, su proposta del Pdl, ha votato un ordine del giorno che per quanto ci riguarda è un vero e proprio atto d’imposizione alla cittadinanza di una festa che non appartiene alla nostra storia e soprattutto non avvertita dalla nostra coscienza popolare (proprio per questo motivo la festa della giornata delle libertà è stata imposta con una legge dello Stato). È una festa imposta ai dirigenti scolastici delle scuole di competenza comunale, perché questi sono liberi (così come predisposto dalla legge) di attivare tutte le procedure necessarie per festeggiare questa ricorrenza. È una festa imposta anche perché non sentita dalla coscienza popolare, la quale ha già una giornata della Liberazione, che è quella del 25 Aprile, in cui si ricorda il sacrificio di tutti quegli uomini e di tutte quelle donne che hanno sacrificato la propria vita per liberare l’Italia dallo spettro del totalitarismo fascista. Festa, quella del 25 Aprile cui sono intitolati molti monumenti e vie, e che è celebrata ogni anno in tutte le Città italiane senza necessità di atti d’imperio da parte dei consigli comunali. L’approvazione di quest’odg mostra una certa dicotomia di questa maggioranza che da un lato vuole ricordare la giornata della libertà, dall’altro tende a non ricordare quei muri invisibili che giorno dopo giorno, mattone su mattone, vengono eretti dal Governo centrale. E quando parlo di muri invisibili, mi riferisco a quelli eretti contro gli immigrati che si lasciano morire in mare; a quelli che alimentano l'omofobia; a quelli eretti contro le donne, che il Premier reputa ancora un oggetto a proprio uso e consumo; a quelli che sono eretti contro i diversamente abili, che con la nuova finanziaria non avranno più alcun sostentamento finanziario; a quelli eretti contro le verità sulle stragi di mafia; a quelli eretti contro noi Terroni; e a tanti altri che tendono sempre più ad aumentare. L’altra realtà che si vuole far finta di dimenticare è l’esistenza di un muro vero e proprio, eretto in Palestina da un governo non certo di Sinistra. La cosa più ridicola della seduta è che molti esponenti della maggioranza hanno votato quest’ordine del giorno pur non condividendolo (logicamente non ai microfoni) perché non appartiene alla propria storia, cultura e formazione politica. Pertanto se davvero vogliamo festeggiare una giornata della Libertà dai totalitarismi, dobbiamo essere contrari non solo a quelli riconducibili alla nostra avversa parte politica, ma anche quelli che ci sono vicini e soprattutto dobbiamo contribuire a eliminare tutti quei muri invisibili che sono delle realtà più spregevoli, più subdole, più alienanti di un totalitarismo. Ninni Inchingolo (Capogruppo Sinistra Ecologia Libertà) Michele Lorusso (Sinistra Ecologia Libertà – Andria)

martedì 20 luglio 2010

Riflessioni su Falcone e Borsellino


Il 19 Luglio del 1992, dopo circa un mese dall’uccisione a Capaci del giudice Giovanni Falcone,  Paolo Borsellino si recò insieme alla sua scorta in via D'Amelio, dove viveva sua madre e una Fiat 126 parcheggiata nei pressi dell'abitazione della madre con circa 100 kg di tritolo a bordo, esplose al passaggio del giudice, uccidendo oltre a Paolo Borsellino anche i cinque agenti di scorta.

Due nomi a testimonianza di una tragedia che ha colpito tutti, un intero popolo.

Le vicende di Falcone e Borsellino e della lotta alla Mafia sono state raccontate in tutta Italia, perché sono storie di persone che per la loro altezza e per il fascino hanno saputo catturare, e catturano tutt’ora, la maggior parte degli italiani. Non si può ridurre ciò di cui parlo solo a una questione di giustizia o lotta locale alla Mafia: le vicende degli anni novanta riguardavano uomini e donne di tutto il paese, riguardavano la Mafia, lo Stato, la Chiesa e tantissime altre organizzazioni legali e non, insomma riguardavano il Paese, e quindi tutti noi.

Tutto questo ci dà modo oggi di riflettere su che cosa siamo e cosa saremo come paese: la questione della legalità e della giustizia sociale sono temi molto attuali. Non è difficile rendersi conto che a oggi le istituzioni sono pervase dall’illegalità, alcuni partiti politici in parte vivono di sistemi e di “regole” basate sulla corruzione. L’opinione pubblica se ne rende conto e, infatti, una dolce lamentela da più di vent’anni grida contro la classe politica vendetta, delegittimandola ogni giorno, erodendola come il mare fa con gli scogli. Dico questo lontanissimo dal qualunquismo.

Bisogna prendere atto della situazione: non si può continuare a sostenere che l’opinione pubblica è qualunquista come se fosse un problema dei cittadini, perché esiste un’innegabile distanza siderale tra questi e i suoi rappresentati e il qualunquismo è anche una forma di protesta di questi volta a denunciare tale distanza. Sono il primo a dire che il qualunquismo e l’indifferenza facciano male alla democrazia e sono il primo a combatterli, ma le istituzioni devono seriamente prendere atto delle proprie responsabilità e cambiare approccio. Credo che la crisi democratica che viviamo stia proprio qui, nella distanza descritta, e il principale cardine di questa crisi democratica sia proprio la questione della legalità. Perciò ad oggi sento una forte spinta dei cittadini ad aggrapparsi a chi rappresenta la legalità, cioè figure come Falcone e Borsellino, i magistrati che oggi difendono lo Stato coraggiosamente, quei giornalisti che non si arrendono alle intimidazioni o all’autocensura, quei politici, che hanno fatto della legalità la bussola del proprio “gestire la cosa pubblica”. Ma sento anche una certa repulsione dovuta alla mancanza di fiducia nelle istituzioni che sono titolate a rappresentare la legalità, ma che siccome non sono abbastanza trasparenti (e forse neanche troppo legali) non riescono ad essere punti di riferimento in un’Italia allo sbando

Come fare per uscire dal caos che ci disorienta?

La soluzione sta nel fatto che tutti dovremmo capire che essere giusti è un valore in sé. Perché essere giusti è bello ed è di valore e perché ti rende libero. Così ogni volta che mi rendo conto di quanto sia difficile esserlo e di quanto sia diffusa l’ingiustizia nel nostro paese, non mi arrendo alla corruzione e all’indifferenza, perché so che la strada sulla quale sono è quella giusta e che è un onore percorrerla.

Pertanto è giusto ricordare personaggi che hanno lottato contro la mafia, pagando anche con la propria vita, perché un’Italia che non ricorda, non ha futuro.

sabato 10 luglio 2010

Campagna di ascolto mercato settimanale


Come promesso qualche settimana fa Sinistra Ecologia Libertà di Andria ha lanciato una campagna di ascolto su due problematiche che ormai sono al centro del dibattito politico cittadino, la questione del mercato settimanale e la recinzione della Villa Comunale.

La campagna è partita assieme a quella del Sindaco Giorgino, con una differenza molto evidente, perché mentre da una parte vi erano questi maestosi 6 x 3 che mostravano ai cittadini qualche stralcio del progetto (della vecchia Amministrazione) della Villa Comunale e indicavano un numero di telefono e un indirizzo e- mail cui far pervenire i propri pareri (campagna criticata dal sottoscritto qualche settimana fa), dall’altra c’eravamo noi armati di penna e calamaio che sottoponevamo dei quesiti ai concittadini andriesi sulle due problematiche.

I quesiti sono stati sottoposti a un totale di 800 cittadini (aventi diritto di voto) in maniera anonima e senza sapere la loro area di appartenenza politica, sia nella zona interessata dallo spostamento, sia in altri quartieri della Città.

Questi i risultati:

1)      Trova che sia più facile o più difficile muoversi tra le bancarelle?

Risp:   Più facile: 268 (34%);

Più difficile: 313 (39%);

Uguale 219 (27%);



2)      Lei è a favore dell’attuale ubicazione del Mercato Settimanale?

Risp:   Si 654 (82%);

No 146 (18%);



3)      Trova più facile o più difficile raggiungere quest’area del mercato?

Risp:   Più facile: 318 (40%);

Più difficile: 330 (41%);

Uguale 152 (19%);



4)      Secondo lei la recinzione è utile al fine di salvaguardare la villa comunale?

Risp:   Si 581 (73%);

No 219 (27%).

Dai risultati si evince che la maggioranza dei cittadini è favorevole all’attuale ubicazione del mercato, anche se una minima parte ritiene che sia difficile muoversi tra le bancarelle. Il risultato più clamoroso riguarda la recinzione della Villa Comunale che è reclamata dal 73% degli intervistati, cioè tutto il contrario di quanto è stato detto in questi giorni dall’Amministrazione.

Dopo questa campagna che è stata portata avanti a costo zero, speriamo che il Sindaco tenga conto di questi risultati, ma che soprattutto (per trasparenza) presenti i risultati e i costi della Sua campagna di ascolto.

In ultimo permettetemi di ringraziare tutti quei ragazzi che in maniera volontaria e gratuita hanno profuso la loro energia, che con queste temperature non è poca, per questa iniziativa.





           f.to Michele Lorusso

Sinistra Ecologia Libertà - Andria