mercoledì 12 giugno 2013

Obiezione di coscienza e legge 194. Replica all'On. Fucci (Pdl)

La dichiarazione diffusa su quotidiani telematici locali dell’On.le Fucci tendono a raccontare un punto di vista che si vuole venga assunto come collettivo, come “pensiero unico” (così in voga ultimamente dalle nostre parti).

Nel merito della questione sollevata dall’On.le del Pdl, teniamo a fare chiarezza sul tema ed evitare quindi strumentalizzazioni e creazioni delle classiche barricate innalzate da coloro che si professano pro-vita.

La mozione in discussione alla Camera dei Deputati, che trova il pieno appoggio e proposta dei deputati di Sel e attualmente in fase di studio, chiede venga garantita in ogni struttura ospedaliera, pubblica o convenzionata, “un’adeguata presenza di personale medico non obiettore”. Tutt’altro quindi che “limitazione dell’obiezione di coscienza”.

In una recente indagine giornalistica diffusa è stato evidenziato come l’80% dei ginecologi sia obiettore di coscienza e tristemente si è tornato a parlare di “sommerso”: un salto indietro di circa trentanni che rischia di riportare il nostro Paese al periodo storico pre-194 in cui era altamente diffuso il fenomeno dell’aborto clandestino ; si parla attualmente di numeri che vanno dai 20.000 casi riscontrati a circa i 40.000 che invece rappresenterebbero la reale portata del fenomeno e a farne le spese sono spesso donne minorenni assolutamente non tutelate.

In un Paese che si reputi civile, il rispetto della libertà di scelta di ognuno, dell’obiezione come del ricorso all’aborto, deve armonizzarsi con la tutela dell’ interesse generale alla tutela della salute, in tutti i suoi aspetti, raggiungibile, questo, solo attraverso la piena applicazione della legge 194.

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