La delibera di Giunta regionale n. 3006 del 27 dicembre 2012
concernente il
Piano di rientro e di riqualificazione del Sistema Sanitario Regionale
2010-2012 (Modifica ed Integrazione al Regolamento Regionale 7 Giugno 2012, n°11 di riordino della rete
ospedaliera della Regione Puglia) ha sollevato l’orgoglio campanilistico di
qualche esponente politico a vari livelli.
A
differenza del piano presentato a Giugno, si sono aggiunti allo stesso i vari
emendamenti e passaggi in commissione sino ad arrivare alla delibera di giunta
di fine dicembre, appunto. In sostanza poco è cambiato. La Asl Bat mantiene i
747 posti letto, rinforzando di qualche unità i PO di Andria e Barletta con
rispettivamente in più 7 e 6 posti letto. E’ stata confermata la vocazione
Oncologica del PO di Barletta e quella del PO di Andria con vocazione
chirurgica, quindi il naturale spostamento dell’UO di Urologia nel complesso
andriese. Su quest’ultimo dato è utile precisare la bontà e la ratio della
modifica, confermata con notevoli
riscontri in letteratura e soprattutto su dati scientifici, che la branca
urologica riveste un tassello importante nell’ambito chirurgica della medicina
d’urgenza.
Vogliamo
distanziarci da discorsi di natura campanilistica che lasciano il tempo che
trovano senza supporto né scientifico né strutturale. Come ad esempio per il PO
di Canosa di Puglia che prevede, e non da qualche giorno ma da mesi, la sua
riconversione a polo riabilitativo e gestione post-acuzie (settore ormai
affidato quasi completamente ai privati) che frutterebbe alle casse della Asl
risorse economiche, con la conseguente diminuzione abissale della mobilità
passiva.
Invece di
aizzare le comunità spaventandole, la politica a tutti i livelli, cosa che
modestamente cerchiamo di fare per il bene di tutti (cittadini ed operatori),
deve raccontare il vero e deve seguire e far attuare attraverso la Direzione
Generale e tutte le componenti protagoniste, quel riordino ospedaliero
necessario per la sopravvivenza, non del nostro nosocomio sotto casa, ma di
tutta la sanità della sesta provincia, senza tralasciare la questione del nuovo
nosocomio andriese che resta incardinato nel procedimento per la sottoscrizione del
II atto integrativo ex art. 20 della Legge numero 67 del 1988, il cui stato è prossimo
alla definizione.
Rallentare
per questioni non prettamente politiche, ma squisitamente campanilistiche
questo processo difficile e faticoso, sarebbe un grave errore verso quella
sanità giusta ed equa che noi vogliamo e che si basi sulla deospedalizzazione
ed il rafforzamento dell’assistenza territoriale e che sia soprattutto
pubblica, nel senso che devono essere i cittadini a servirsi di essa e non
altri.
Gazzetta del Mezzogiorno del 18 Gennaio 2013 |
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