martedì 15 gennaio 2013

Sulla modifica e Integrazione al piano di riordino della rete ospedaliera della Regione Puglia.


La delibera di Giunta regionale n. 3006 del 27 dicembre 2012 concernente il Piano di rientro e di riqualificazione del Sistema Sanitario Regionale 2010-2012 (Modifica ed Integrazione al Regolamento Regionale 7 Giugno 2012, n°11 di riordino della rete ospedaliera della Regione Puglia) ha sollevato l’orgoglio campanilistico di qualche esponente politico a vari livelli.

A differenza del piano presentato a Giugno, si sono aggiunti allo stesso i vari emendamenti e passaggi in commissione sino ad arrivare alla delibera di giunta di fine dicembre, appunto. In sostanza poco è cambiato. La Asl Bat mantiene i 747 posti letto, rinforzando di qualche unità i PO di Andria e Barletta con rispettivamente in più 7 e 6 posti letto. E’ stata confermata la vocazione Oncologica del PO di Barletta e quella del PO di Andria con vocazione chirurgica, quindi il naturale spostamento dell’UO di Urologia nel complesso andriese. Su quest’ultimo dato è utile precisare la bontà e la ratio della modifica, confermata con  notevoli riscontri in letteratura e soprattutto su dati scientifici, che la branca urologica riveste un tassello importante nell’ambito chirurgica della medicina d’urgenza.

Vogliamo distanziarci da discorsi di natura campanilistica che lasciano il tempo che trovano senza supporto né scientifico né strutturale. Come ad esempio per il PO di Canosa di Puglia che prevede, e non da qualche giorno ma da mesi, la sua riconversione a polo riabilitativo e gestione post-acuzie (settore ormai affidato quasi completamente ai privati) che frutterebbe alle casse della Asl risorse economiche, con la conseguente diminuzione abissale della mobilità passiva.

Invece di aizzare le comunità spaventandole, la politica a tutti i livelli, cosa che modestamente cerchiamo di fare per il bene di tutti (cittadini ed operatori), deve raccontare il vero e deve seguire e far attuare attraverso la Direzione Generale e tutte le componenti protagoniste, quel riordino ospedaliero necessario per la sopravvivenza, non del nostro nosocomio sotto casa, ma di tutta la sanità della sesta provincia, senza tralasciare la questione del nuovo nosocomio andriese che resta incardinato nel procedimento per la sottoscrizione del II atto integrativo ex art. 20 della Legge numero 67 del 1988, il cui stato è prossimo alla definizione.

Rallentare per questioni non prettamente politiche, ma squisitamente campanilistiche questo processo difficile e faticoso, sarebbe un grave errore verso quella sanità giusta ed equa che noi vogliamo e che si basi sulla deospedalizzazione ed il rafforzamento dell’assistenza territoriale e che sia soprattutto pubblica, nel senso che devono essere i cittadini a servirsi di essa e non altri.





Gazzetta del Mezzogiorno del 18 Gennaio 2013


Nessun commento:

Posta un commento