venerdì 25 gennaio 2013

Piano dimensionamento scolastico, l'Assessore comunale intende impugnare la delibera?


Non più di una settimana fa, è stata diffusa la notizia dell'approvazione, da parte della Giunta Regionale, del nuovo Piano di dimensionamento scolastico.
La Regione Puglia aveva presentato ricorso alla Corte Costituzionale al fine di rivendicare la facoltà regionale di programmazione del piano scolastico e lo scorso anno, nel mese di giugno, la Corte stessa dava ragione alla ricorrente.
Il Piano di dimensionamento approvato dalla Giunta regionale ha inteso perseguire l’obiettivo di costruire “...una rete di istituzioni dotate, il più possibile, di un assetto gestibile dal punto di vista organizzativo e stabile nel tempo, in grado di garantire un servizio qualitativamente efficace” nell’interesse primario di studentesse e studenti e delle loro famiglie.
I criteri seguiti, sono stati i seguenti:
- Per le scuole del primo ciclo, ossia elementari e medie, il provvedimento assicura la stabilità nel tempo della media regionale non inferiore a 900 alunni per istituzione scolastica. Nell'ottica della razionalizzazione delle risorse messe a disposizione dal Miur, con il Piano si vuole sostenere e privilegiare, laddove ne ricorrano le condizioni, alla verticalizzazione delle istituzioni scolastiche del 1° ciclo in istituti comprensivi o in alternativa procedere con le aggregazioni tra istituzioni dello stesso tipo (ad esempio, due circoli didattici o due scuole medie).
- Per le scuole del 2° ciclo (scuole medie superiori), la Giunta ha voluto perseguire efficienza ed efficacia nella distribuzione territoriale dell’offerta valorizzando “...i precedenti investimenti di saperi e di esperienze, tenendo conto della vocazione, dell’esperienza didattica e del profilo culturale della scuola”, ed ha provato a costruire opportunità di interazione sistematica tra sistema formativo e il mondo del lavoro e della ricerca. 
- Per i nuovi indirizzi di studio, la Regione Puglia ha voluto evitare la frammentarietà dell’offerta formativa sul territorio con duplicazione e sovrapposizione di indirizzi, approvando la nascita di nuovi corsi di studio solo se coerenti ed omogenei con gli indirizzi preesistenti nell'ambito dello stesso istituto o ordine di scuola. 
Si è deciso di confermare i licei musicali già autorizzati nella programmazione precedente e non attivati per mancata assegnazione di organici e infine, nel medesimo provvedimento, sono stati istituiti 15 Cpia ( Centro Provinciale Istruzione Adulti – 2 nella Bat) che sottolinea l’attenzione rispetto ai processi di educazione/istruzione della popolazione adulta, con particolare attenzione a quella rivolta ad immigrate ed immigrati.
Per quanto riguarda la Città di Andria, La Regione Puglia, rispetto al parere originale del Comune di Andria (che proponeva 9 autonomie più un Cpia) , ha scelto di stabilire invece 12 autonomie scolastiche: tale numero deriva dalla considerazione dei parametri adottati, in termini di popolazione massima studentesca degli istituti, fissata, come già affermato, nella soglia dei 900 con la media della popolazione degli alunni della Città Andria.
Il mondo sindacale, in particolare la Uil scuola, ha fatto dichiarazioni di soddisfazione per l'operato, nel caso particolare, dell'Assessore regionale Alba Sasso, mostratasi sensibile alle richieste pervenute sia dal mondo del lavoro e quindi dei sindacati del comparto scuola (che avrebbero risentito quanto a “dimensionamento” proprio nel numero di addetti, e quindi di posti di lavoro) sia dal mondo dell'associazionismo e delle famiglie andriesi. 
Tutto questo è un chiaro esempio di come si possa ben amministrare coniugando esigenze formative e mondo del lavoro con la necessità di razionalizzare sul piano della spesa.
“Rumors” provenienti da Palazzo di Città, parlano di una intenzione da parte dell'Assessore con delega all'Istruzione del Comune di Andria, di voler ricorrere contro la decisione adottata dalla Regione Puglia. Cogliamo quindi questa occasione per poter chiedere eventuale conferma di questa intenzione e, in caso positivo, di porre all'attenzione della pubblica opinione i motivi che spingono il presunto ricorrente ad impugnare una delibera che armonizza, ripetiamo, sia esigenze educative, pedagogiche e mondo del lavoro.



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